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voce umana, neanche quella di Piccina l’avrebbe commosso, rabbonito così. Le semplici parole con le quali aveva narrato il suo affetto per il piccolo grillo gli tornarono a mente; la rivide tremante a lui dappresso come poc’anzi, udì nuovamente la sua cara voce. Oh! qual voce, quale armonia domestica presso il focolare dell’onesto! Ed un’eco di quella vibrò nella miglior parte di sè; lo richiamò alla vita ed a quel che faceva.
Retrocedette simile a chi si desta da sogno spaventevole, e depose il moschetto; poi celò il volto fra le mani, riprese l’usato posto presso il fuoco e cercò ristoro nelle lagrime. Ed una volta ancora il grillo del focolare si mostrò nella stanza in fantastiche forme.
— Io l’amo, diceva una voce di fata, ripetendo ciò che Gianni ben ricordava, l’amo perchè l’ho udito tante volte e perchè la sua musica gentile mi ridestò tanti pensieri.
— Ella così diceva, sclamò il carrettiere.
— La nostra casetta, Gianni, è un vero paradiso, ed io amo il grillo per l’amore di essa!
— Sì, ripetè il carrettiere, Dio sa se ella ne faceva un paradiso, finchè ora...