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In questo mentre l’attonita servetta, dotata della facoltà meccanica di riprodurre a brani i discorsi che udiva per divertire il bambino, togliendo ad essi ogni buon senso e mettendo al plurale tutti i nomi, incominciò a cantarellare con voce sonora, che i Gruffi e i Tacletoni che vendevano i trastulli per i bimbi erano andati a prendere le chicche de’ pasticcieri e che le nostre mamme scoprono ogni cosa quando i babbi portano a casa le focacce, e così di seguito.
— Ella ed io, caro Gianni, eravamo compagne di scuola, e le cose dovranno andare così?
Gianni che nel tempo della scuola già pensava a Piccina o era per pensar di lei, la guardò con tenera compiacenza, ma nulla rispose.
— Colui è tanto vecchio! Così dissimile da lei! Quanti anni ha più di te, caro Gianni?
— Tanti quante tazze di thè berrò questa sera di un fiato, e scommetto che saranno quattro, riprese Gianni allegramente accostando la sedia alla tavola tonda e dando di mano al prosciutto. E mentre mangiava continuò a dire: io mangio poco, Piccina, ma quel poco mi fa pro’, non è vero?
Sempre così; ma questa sua innocente
Il Grillo del focolare | 3 |