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dei morti del convento agostiniano di San Marco milanese, ma ignoravasi ciò che vi avesse raffigurato lo scalpello dell’ignoto artista [1], indicandosi solo che v’erano riprodotte alcune figure di religiosi in abito eremitano e niun cenno facendosi dello stemma inquartato che pure vi si vede.
Un altro frontale d’avello, proveniente esso pure da Milano, a cui parrebbe riferirsi il cartello colla scritta: «Anguigerae gloria gentis» posto al disopra della lastra tombale testè citata, è quello che vedesi nella parte di mezzo del finto edificio medioevale di Desio e delle dimensioni esso pure di circa due metri di larghezza per un’altezza di cen. 90 con due stemmi viscontei, aventi la biscia nella prima partizione c la croce nella seconda, disposti simmetricamente intorno ad una testa scolpita di leone.
Si potrebbe pensare che siamo qui di fronte a qualcuna delle tombe viscontee, fra cui quella della prima Beatrice d’Este, esistenti a San Francesco Grande, e la supposizione prenderebbe parvenza dalle diverse statue nello stile del trecento che sopravanzano qua e là in questo edificio di stile gotico di Desio, quali a poca distanza un simulacro di guerriero appoggiato alla spada intorno alla quale è avvolta a fitte ripiegature la cintola, e cui fa simmetria un San Francesco in umile atteggiamento, e sopra il frontale stesso in questione, tre statue delle dimensioni di novo minori del vero, raffiguranti San Pietro a sinistra, un Vescovo con pallio e lunga stola sul petto e il pastorale nella destra, e infine un guerriero a destra colla spada dalla cintola avvolta intorno alla guaina essa pure.
Manca per altro qualsiasi indicazione scritta o contrassegno alcuno per dedurre al riguardo sicure conseguenze.
Altrettanto deve dirsi pel bel frontale di sepolcro che vedesi nel basamento della torre a poca altezza da terra, scolpito con perizia ed accuratezza in marmo di Carrara e delle dimensioni consuete di m. 1.70 per un’altezza di cent. 65.
- ↑ Dallo stile si appalesa lo stesso Ugo da Campione cui il Gotthold Meyer ascrive il sarcofago Suardi, del 1309, già in S. Stefano di Bergamo.