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140 i salmi di david

5          N’andrà la fama a le future etati.
     Come in bosco talor sterpi intralciati
     Tagliansi a monti, senza sguardo o cura,
     Ogni vaga guastar sacra scultura.
6          Ne’ Santuari tuoi funesta face
     Lanciàr, quegli recando in fiamma e brace:
     E del tuo Nome il Padiglion sovrano,
     Gittato al suol, bruttaro nel pantano.
7          Disser nel cor, con temerario ardire,
     Di lor prede appaghiam l’ansio desire.
     E nel paese ogni assegnato loco
     A’ conventi di Dio bruciar col foco.
8          Più non veggiam i nostri usati segni,
     Profeta non abbiam che ’l ver n’insegni:
     Ne chi per luce o spirazion divina,
     Nè sappia consolar di fin vicina.
9          Infin a quando ’l nemico feroce
     Bestemmie sfogherà da l’empia foce?
     Lascera ’l tu dal furïoso petto
     Senza fin vomitar scherno o dispetto?
10          Perchè, Signor, a te la man ritraggi,
     Per dar lor d’esultar tanti vantaggi?
     Non lasciar più che ti dimore in seno,
     Ned allentar a’ lor furori il freno.
11          Pur è il Signor, che mai si cangia o smuove,
     Ab antico il mio Re, per chiare prove:
     Che porge a tempo a’ suoi salute in terra,
     Ed i nemici sotto a’ piedi atterra.
12          Col tuo poter del mar spartisti l’onde,
     In due recise ed ammucchiate sponde.
     E ne l’acque fiaccasti a le balene
     Le teste e desti lor le giuste pene.
13          E affondasti la gran belva marina,
     Rottole il capo in eterna ruina.
     E desti in pasto a le ferine voglie,
     Per gli ermi lidi lor giacenti spoglie.