Pagina:Discorsi-SNFI.djvu/15

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a unità rigorosa di stato, quanto è poetica e garba agli ingegni più fervidi che esperti, tanto è stimata impraticabile e derisa dagli uomini sperimentati, che non si pascono di utopie e di chimere. Per contro la politica municipale che accarezza la divisione assoluta e rifugge per falso amor del comune da ogni vincolo formativo della nazione, può appagare il gretto egoismo di molti, ma ripugna a chi è dotato di alti spiriti e sente vivamente la gloria di essere italiano. Il concetto della Confederazione tramezzando fra tali due estremi, serba il buono e il ragionevole di entrambi senza il reo e il chimerico che lo accompagna: pigliando dagli unitari l’unione, ma accomodandola ai dati effettivi per renderla possibile, e dai municipali la divisione, ma mitigandola cogli ordini federativi, viene ad accordare l’idea colla realtà, la teorica colla pratica, il desiderio di ciò che dovrebbe essere colla necessità di quello che è effettualmente; e con questo dialettico componimento satisfà all’universale degli uomini e viene accolto propiziamente da quella opinione pubblica, che oggi è padrona del mondo, e sovrana moderatrice degli eventi.

Io non imprenderò, o Signori, a tessere le lodi del governo federativo, nè a provarvi quanto esso convenga alla patria nostra; chè questo tema fu già trattato da molti, e sarà svolto in breve da valenti oratori. Non vi dirò che questa forma di reggimento ci è quasi connaturata, e che le sue tradizioni sono antichissime e gloriose nella penisola; giacchè dai tempi dell’Etruria, della prisca Roma e della Magna Grecia, fino a quelli della Lega Lombarda, l’anfizionato dei popoli italici segnò le epoche più virtuose e più chiare dei loro fasti. Non aggiungerò che la causa di un fatto così antico si vuol cercare nelle condizioni geografiche del nostro paese; le quali nei termini odierni della cultura male si assestano a un’assoluta unità di reggimento. Dal che si deduce che l’osservanza dei diritti de’ principi non è la sola nè la prima considerazione per cui