Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/154

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la potenza de’ suoi avversarj, e si accese per questo tanto odio tra la Plebe e il Senato, che si venne all’armi ed al sangue, fuor d’ogni modo e costume civile. Talchè non potendo i pubblici Magistrati rimediarvi, nè sperando più alcuna delle fazioni in quelli, sì ricorse ai rimedj privati, e ciascuna delle parti pensò di farsi un Capo che la difendesse. Pervenne in questo scandalo e disordine la Plebe, e volse la sua riputazione a Mario, tanto che ella lo fece quattro volte Consolo; e intanto continuò con pochi intervalli il suo Consolato, che si potette per sè stesso far Consolo tre altre volte. Contro alla qual peste non avendo la Nobiltà alcuno rimedio, si volse a favorir Silla, e fatto quello Capo della parte sua, vennero alle guerre civili, e dopo molto sangue, e variar di fortuna, rimase superiore la Nobiltà. Risuscitarono poi questi umori a tempo di Cesare e di Pompeo, perchè fattosi Cesare Capo della parte di Mario, e Pompeo di quella di Silla, venendo alle mani, rimase superiore Cesare, il quale fa primo Tiranno in Roma; talchè mai fu poi libera quella Città. Tale adunque principio e fine chbe la legge Agraria. E benchè noi mostrassimo altrove, come le inimicizie di Roma tra il Senato e la Plebe mantenessero libera Roma, per nascere da quelle leggi in favor della libertà, e per questo paia disforme a tale conclusione il fine di questa legge Agraria, dico, come per questo io non mi rimuovo da tale opinione; perchè egli è tanta l’ambizione dei Grandi, che