Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/239

Da Wikisource.

Non è maraviglia, adunque, che gli antichi popoli con tanto odio perseguitassono i tiranni ed amassino il vivere libero, e che il nome della libertà fusse tanto stimato da loro: come intervenne quando Girolamo, nipote di Ierone siracusano, fu morto in Siracusa, che, venendo le novelle della sua morte in nel suo esercito, che non era molto lontano da Siracusa, cominciò prima a tumultuare, e pigliare l’armi contro agli ucciditori di quello; ma come ei sentì che in Siracusa si gridava libertà, allettato da quel nome, si quietò tutto, pose giù l’ira, contro a’ tirannicidi, e pensò come in quella città si potessi ordinare uno vivere libero. Non è maraviglia ancora, che e’ popoli faccino vendette istraordinarie contro a quegli che gli hanno occupata la libertà. Di che ci sono stati assai esempli, de’ quali ne intendo referire solo uno, seguito in Corcira, città di Grecia, ne’ tempi della guerra peloponnesiaca; dove, sendo divisa quella provincia in due parti, delle quali l’una seguitava gli Ateniesi l’altra gli Spartani, ne nasceva che di molte città, che erano infra loro divise, l’una parte seguiva l’amicizia di Sparta, l’altra di Atene: ed essendo occorso che nella detta città prevalessono i nobili, e togliessono la libertà al popolo, i popolari per mezzo degli Ateniesi ripresero le forze, e, posto le mani addosso a tutta la Nobilità, gli rinchiusero in una prigione capace di tutti loro; donde gli traevono a otto o dieci per volta, sotto titolo di mandargli in esilio in diverse parti, e quegli