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Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/367

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abitate da donne -. Quello principe, adunque, che abbi buoni eserciti, quando in sulle marine e alla fronte dello stato suo abbia qualche fortezza che possa qualche dì sostenere el nimico infino che sia a ordine, sarebbe cosa utile, qualche volta, ma non è necessaria. Ma quando il principe non ha buono esercito, avere le fortezze per il suo stato, o alle frontiere, gli sono o dannose o inutili: dannose, perché facilmente le perde, e perdute gli fanno guerra; o, se pure le fussono sì forti che il nimico non le potessi occupare, sono lasciate indietro dallo esercito inimico, e vengono a essere di nessuno frutto; perché i buoni eserciti, quando non hanno gagliardissimo riscontro, entrano ne’ paesi inimici sanza rispetto di città o di fortezze che si lascino indietro; come si vede nelle antiche istorie, e come si vede fece Francesco Maria, il quale, ne’ prossimi tempi, per assaltare Urbino si lasciò indietro dieci città inimiche, sanza alcuno rispetto. Quel principe, adunque, che può fare buono esercito, può fare sanza edificare fortezze; quello che non ha lo esercito buono, non debbe edificarle. Debbe bene afforzare la città dove abita, e tenerla munita, e bene disposti i cittadini di quella, per potere sostenere tanto uno impeto inimico, o che accordo o che aiuto esterno lo liberi. Tutti gli altri disegni sono di spesa ne’ tempi di pace, ed inutili ne’ tempi di guerra. E così, chi considererà tutto quello ho detto, conoscerà i Romani, come savi in ogni altro loro

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ordine, così furono prudenti in questo giudizio de’ Latini e de’ Privernati; dove, non pensando a fortezze, con più virtuosi modi e più savi se ne assicurarono.