Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/406

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e discorso di quegli: intra e’ termini de’ quali questo terzo libro, ed ultima parte di questa prima Deca, si concluderà. E benché le azioni degli re fossono grandi e notabili nondimeno, dichiarandole la istoria diffusamente, le lascerò indietro; né parlereno altrimenti di loro, eccetto che di alcuna cosa che avessono operata appartenente alli loro privati commodi; e comincerenci da Bruto, padre della romana libertà.


Come egli è cosa sapientissima
simulare in tempo la pazzia.

Non fu alcuno mai tanto prudente, né tanto estimato savio per alcuna sua egregia operazione, quanto merita d’esser tenuto Iunio Bruto nella sua simulazione della stultizia. Ed ancora che Tito Livio non esprima altro che una cagione che lo inducesse a tale simulazione, quale fu di potere più sicuramente vivere e mantenere il patrimonio suo; nondimanco, considerato il suo modo di procedere, si può credere che simulasse ancora questo per essere manco osservato, ed avere più commodità di opprimere i Re e di liberare la sua patria, qualunque volta gliele fosse data occasione. E, che pensassi a questo, si vide, prima, nello interpetrare l’oracolo d’Apolline, quando simulò cadere per baciare la terra, giudicando per quello avere favorevole gl’Iddii a’