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Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/417

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le minacce che le esecuzioni; anzi, le minacce sono pericolosissime, e nelle esecuzioni non vi è pericolo alcuno; perché chi è morto non può pensare alla vendetta; quelli che rimangono vivi, il più delle volte ne lasciano il pensiero a te. Ma colui che è minacciato, e che si vede costretto da una necessità o di fare o di patire, diventa uno uomo pericolosissimo per il principe: come nel suo luogo particularmente direno. Fuora di questa necessità, la roba e l’onore sono quelle due cose che offendono più gli uomini che alcun’altra offesa, e dalle quali il principe si debbe guardare: perché e’ non può mai spogliare uno, tanto, che non gli rimanga uno coltello da vendicarsi; non può mai tanto disonorare uno, che non gli resti uno animo ostinato alla vendetta. E degli onori che si tolgono agli uomini, quello delle donne importa più; dopo questo, il vilipendio della sua persona. Questo armò Pausania contro a Filippo di Macedonia, questo ha armato molti altri contro a molti altri principi: e ne’ nostri tempi Luzio Belanti non si mosse a congiurare contro a Pandolfo tiranno di Siena, se non per averli quello data e poi tolta per moglie una sua figliuola; come nel suo loco direno. La maggiore cagione che fece che i Pazzi congiurarono contro ai Medici, fu la eredità di Giovanni Bonromei, la quale fu loro tolta per ordine di quegli. Un’altra cagione ci è, e grandissima, che fa gli uomini congiurare contro al principe; la quale è il desiderio di liberare la patria, stata da quello