Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/531

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queste cose, non mai arebbe uno buono capitano e savio tentata alcuna fazione, giudicando di averla potuta perdere facilmente, s’e’ suoi soldati non avessoro prima intesi gli Dii essere da parte loro. E quando alcuno Consolo, o altro loro capitano, avesse combattuto, contro agli auspicii, lo arebbero punito; come ei punirono Claudio Pulcro. E benché questa parte in tutte le istorie romane si conosca, nondimeno si pruova più certo per le parole che Livio usa nella bocca di Appio Claudio; il quale, dolendosi col popolo della insolenzia de’ Tribuni della plebe, e mostrando che, mediante quelli, gli auspicii e le altre cose pertinenti alla religione si corrompevano, dice così: «Eludant nunc licet religiones. Quid enim interest, si pulli non pascentur, si ex cavea tardius exiverint, si occinuerit avis? Parva sunt haec; sed parva ista non contemnendo, maiores nostri maximam hanc rempublicam fecerunt». Perché in queste cose piccole è quella forza di tenere uniti e confidenti i soldati: la quale cosa è prima cagione d’ogni vittoria. Nonpertanto, conviene con queste cose sia accompagnata la virtù: altrimenti, le non vagliano. I Prenestini, avendo contro ai Romani fuori el loro esercito, se n’andarono ad alloggiare in sul fiume d’Allia, il luogo dove i Romani furono vinti da i Franciosi; il che fecero per mettere fiducia ne’ loro soldati, e sbigottire i Romani per la fortuna del luogo. E benché questo loro partito fusse probabile, per quelle ragioni che di sopra si sono discorse;