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di castruccio | 247 |
al superargli, egli avessi sopra di loro una autorità regia, e che quelli in certo modo lo amassino e riverissino, diventò sommamente desideroso di intendere di suo essere. Di che sendo informato dai circostanti, si accese di maggiore desiderio di averlo appresso di sè. E un giorno chiamatolo, il dimandò dove più volentieri starebbe, o in casa d’uno gentiluomo che gl’insegnasse cavalcare e trattare armi, o in casa di uno prete, dove non si udisse mai altro che uffizj e messe. Cognobbe messer Francesco quanto Castruccio si rallegrò, sentendo ricordare cavalli e armi; pure stando un poco vergognoso, e dandogli animo messer Francesco a parlare, rispose: che quando piacesse al suo messere, che non potrebbe avere maggiore grazia che lasciare gli studj del prete, e pigliare quelli del soldato. Piacque assai a messer Francesco la risposta, e in brevissimi giorni operò tanto che messer Antonio gliele concedette; a che lo spinse più che alcuna altra cosa, la natura del fanciullo, giudicando non lo potere tenere molto tempo così.
Passato pertanto Castruccio di casa messer Antonio Castracani calonaco in casa messer Francesco Guinigi condottiero, è cosa straordinaria a pensare in quanto brevissimo tempo ei diventò pieno di tutte quelle virtù e costumi, che in uno vero gentile uomo si richieggono. In prima ei si fece uno eccellente cavalcatore, perchè ogni ferocissimo cavallo con somma destrezza maneggiava, e nelle giostre e ne’ torniamenti, ancora che gio-