Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/77

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libro primo 57

nj, rovinate e saccheggiate le città di quella. Vedrà Roma arsa, il Campidoglio da’ suoi cittadini disfatto, desolati gli antichi templi, corrotte le cerimonie, ripiene le città di adulterj: vedrà il mare pieno di esilj, gli scogli pieni di sangue. Vedrà in Roma seguire innumerabili crudeltadi; e la Nobilità, le ricchezze, gli onori, e sopra tutto la virtù, essere imputata a peccato capitale. Vedrà premiare gli accusatori, essere corrotti i servi contro al Signore, i liberti contro al padrone, e quelli a chi fussero mancati i nimici, essere oppressi dagli amici. E conoscerà allora benissimo quanti obblighi Roma, l’Italia, e il mondo, abbia con Cesare. E senza dubbio, se e’sarà nato d’uomo, si sbigottirà da ogni imitazione dei tempi cattivi, ed accenderassi d’uno immenso desiderio di seguire i buoni. E veramente, cercando un principe la gloria del mondo, doverrebbe desiderare di possedere una città corrotta, non per guastarla in tutto come Cesare, ma per riordinarla come Romolo. E veramente i cieli non possono dare agli uomini maggiore occasione di gloria, né gli uomini la possono maggiore desiderare. E se, a volere ordinare bene una città, si avesse di necessità a diporre il principato, meriterebbe, quello che non la ordinasse per non cadere di quel grado, qualche scusa: ma potendosi tenere il principato ed ordinarla, non si merita scusa alcuna. E in somma considerino quelli a chi i cieli danno tale occasione, come sono loro preposte due vie; l’una, che li fa vivere sicuri, e dopo la