Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/79

Da Wikisource.

libro primo 59

degli uomini: come si vede manifestamente per gli esempj di Scipione e di Manlio Torquato; perchè dopo la rotta che Annibale aveva dato a’ Romani a Canne, molti cittadini si erano adunati insieme, e sbigottiti e paurosi si erano convenuti abbandonare l’Italia , e girsene in Sicilia ; il che sentendo Scipione, gli andò a trovare, e col ferro ignudo in mano li costrinse a giurare di non abbandonare la Patria. Lucio Manlio, padre di Tito Manlio, che fu dipoi chiamato Torquato, era stato accusato da Marco Pomponio Tribuno della Plebe, e innanzi che venisse il dì del giudizio, Tito andò a trovar Marco, e minacciando d’ammazzarlo se non giurava di levare l’accusa al padre, lo costrinse al giuramento, e quello per timore, avendo giurato , gli levò l’accusa. E così quelli cittadini, i quali l’amore della patria e le leggi di quella non ritenevano in Italia, vi furon ritenuti da uno giuramento che furono forzati a pigliare; e quel Tribuno pose da parte l’odio che egli aveva col padre, la ingiuria che gli aveva fatta il figliuolo, e l’onore suo, per ubbidire al giuramento preso; il che non nacque da altro, che da quella Religione che Numa aveva introdotta in quella città. E vedesi, chi considera bene le Istorie romane, quanto serviva la Religione a comandare agli eserciti, a riunire la Plebe, a mantenere gli uomini buoni, a fare vergognare li tristi. Talchè se si avesse a disputare a quale principe Roma fusse più obbligata, o a Romolo o a Numa, credo che