Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/86

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perdere il dominio delle cose temporali, la non abbia potuto convocare un potente che la difenda contro a quello, che in Italia fusse diventato troppo potente; come sì è veduto anticamente per assai esperienze, quando mediante Carlo Magno la ne cacciò i Lombardi, ch’erano già quasi Re di tutta Italia; e quando ne’ tempi nostri ella tolse la potenza a’ Viniziani con l’ajuto di Francia, dipoi ne cacciò i Francesi con l’ajuto de’ Svizzeri. Non essendo dunque stata la Chiesa potente da potere occupare l’Italia, nè avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta venire sotto un Capo, ma è stata sotto più Principi e Signori; da’ quali è nata tanta disunione e tanta debolezza, che la sì è condotta ad essere stata preda, non solamente dei Barbari potenti, ma di qualunque l’assalta. Di che noi altri Italiani abbiamo obbligo con la Chiesa, e non con altri. E chi ne volesse per esperienza certa vedere più pronta la verità, bisognerebbe che fusse di tanta potenza, che mandasse ad abitare la Corte romana, con l’autorità che l’ha in Italia, in le terre de’ Svizzeri, i quali oggi sono quelli Popoli che vivono, e quanto alla Religione e quanto agli ordini militari, secondo gli antichi; e vedrebbe che in poco tempo farebbero più disordine in quella Provincia i costumi tristi di quella Corte, che qualunque altro accidente che in qualunque tempo vi potesse surgere.