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tuale Governo una modesta collaborazione, facendogli lietamente trapassare questa settimana. (Si ride).

PRESIDENTE. Non credo che il Governo voglia questi perditempo; ma sono certo che non li desidera il Paese. Negli altri Parlamenti non si scantona tanto.

PERRONE. Ciascun Paese ha la loquacità che il suo popolo porta nel Parlamento.

La guerra trovò la nostra marina mercantile disorientata e disorganizzata, quella marina alla quale diamo 25 milioni all’anno. Come poteva questa marina essere sicura di sè, quando tutto l’Adriatico era minato?

Poche ore fa, quando lei non c’era, signor Presidente, qui vi sono state varie interrogazioni sugli esplosivi che impediscono ai nostri operai di lavorare nell’Adriatico. Vi sono ancora delle mine e il Governo italiano ha dovuto ordinare la traversata in convogli con mitraglie che precedono di 50, di 100 o 200 metri per allontanare le torpedini.

L’Adriatico è stato sempre da noi trascurato, meno una sola volta che il Parlamento si manifestò sensibile verso la Società Puglia; ma abbiamo danneggiato Venezia mettendo tutto l’Adriatico in mano dell’Ungheria e dell’Austria, talchè non abbiamo linee di là dallo stretto di Gibilterra e del canale di Suez per cui solo passa la marina austriaca.

Giova però avvertire che ora il nostro Governo fa esperimenti per il Nord America.