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dicendo al Paese: Noi siamo andati a difendere in Parlamento la vostra pancia, il vostro stomaco. Avete sentito la voce grossa che abbiamo fatto!

Noi apprezziamo le buone intenzioni e consentiamo con essi. Però volendo, potremmo rilevare fatti concreti da cui può trasparire la responsabilità del Governo; per esempio: quando il Ministero ha diminuito da 7.50 il dazio a 3 lire non ha pensato a diminuire la farina. (Interruzione del ministro delle finanze).

Non proporzionalmente, onorevole Daneo, perchè lei l’ha diminuita a 4.60, mentre invece avrebbe dovuto diminuirla a 5.25; ella ha fatto così una protezione eccessiva all’industria molitoria a tutto danno dei cittadini consumatori.

Potremmo proseguire elevando altri piccoli appunti, ma tacciamo osservando che un problema così grave non può con un solo provvedimento essere risoluto, e in breve tempo.

Potremmo e dovremmo dire, in ultimo: Tenete a mente, o uomini di governo, confortatori di coscienze turbate, il momento del ripristino del dazio. Non lo ripristinate integralmente; iniziate l’abolizione parziale graduale. Per ogni abitante, dato il consumo italiano, il tributo del dazio raggiunge circa lire 68 — non già 44 come dice Colajanni considerando lire 11 per ogni cittadino sul consumo medio per abitante in chilogrammi di pane 156 e tanto meno 38.50 considerando il tributo a lire 9.50 — 68 lire