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origin. agg., sc. navis), nave veloce, nave da corsa, nave leggera, brigantino, Liv. ed a.

celsitudo, dinis, f. (celsus), altezza, alta statura, corporis, Vell. 2, 94, 2.

celsus, a, um, part. agg. con compar. e superl. (da *cello, V.; propr. spinto in alto, quindi), elevato, dritto, alto, eccelso, eretto, sublime, I) propr.: natura homines humo excitatos celsos et erectos constituit, Cic.: celsus status, Cic.: celsus in cornua cervus, Ov. II) trasl., moralm., alto, elevato, 1) in senso buono, grande, alto, nobile, che si eleva dal comune, grande, celsus et erectus, Cic.: res magnae et celsae, Cornif. rhet.: quo generosior celsiorque est, Quint. 2) in senso cattivo, superbo, fiero, tronfio, pettoruto, erectus et celsus, Cic.: celsis et spe haud dubia feroces, Liv.: celsi Ramnes, Hor.

Celtae,ärum, m., Celti, ramo esteso di una razza, che origin. abitava la parte nord-ovest dell’Europa, ma che più tardi si estese in tutta la Gallia, in una parte della Spagna e dell’Italia superiore; dai romani in stretto senso erano chiamati così gli abitanti della Gallia merid.- Deriv.: Celticus, a, um, celtico; sost., Celticum, i, n., l’unione dei popoli celti nella Gallia, regno Celtico o dei Celti.

Celtiberi, ōrum, m., Celtiberi, razza derivata dalla fusione dei Celti cogli Iberi indigeni nel centro della Spagna.Sing. Celtiber, ēri, m., celtibero. Deriv.: A) Celtiber, bēra, bērum, celtibero. B) Celtiberia, ae, f. (Κελτιβηρία), puese dei Celtiberi, Cettiberia. C) Celtibericus, a, um, celtiberico.

Celticus, V. Celtae.

cena (caena e coena), ae, f. (propr. coesna, da com ed edo), il pranzo fatto insieme, il pasto giornaliero principale presso i Romani, per lo più verso le tre pom., pranzo, desinare, c. recta, pranzo formale, Suet.: inter cenam, a tavola, durante il pranzo, Cic.: invitare ad cenam, Cic.: ad cenam ire, Ter.: obire cenas, itare ad cenas, Cic.: cenam alci dare, Cic.: alqu adhibere cenae, Plin. ep.: condicere e promittere ad cenam, V. condico e promitto. cenāculum, i, n. (cena), origin. la stanza da pranzo nella parte più alta della casa, quindi piano superiore, soffitta (più tardi l’abitazione dei poveri), Cic. ed a.

Cānacum, i, n. (Κηναῖον ἄκρον), promontorio nella parte nord-ovest dell’Eubea, con un tempio di Giove, ora Capo Litar ovv. Capo Lithoda. - Deriv.: Cenaeus, a, um, ceneo.

cenatio, onis, f. (ceno), stanza da pranzo, Sen. ed a.

cenātiuncula, ae, f. (dimin. di cenatio), stanzetta da pranzo, Plin. ep. 4, 30, 2.

cenātus, a, um, che ha pranzato, Cic. ed a.

Cenchréae, ārum, f. (Κεγχρέαι ΚεγXpetai), l’emporio orientale dei Corinzi sul golfo di Saronico, oggi Kenkri.

Cenina, Ceninensis etc., V. Cacnina etc.

cenito, äre (freq. di ceno), mangiare ordinariamente, esser solito a mangiare, Cic. ed a.

ceno (caeno e coeno), ävi, ätum, äre (cena), I) v. intr., fare un pranzo, desinare, mangiare, apud alqm, Cic.: cum alqo, Hor.: foris, Cic. 406 II) v. tr. mangiar qualche cosa a pranzo, mangiar qualche cosa, cibarsi di, aprum, Hor.: pregn. divorum adulteria, mettere a tavola, Poët. in Suet. Aug. 70.

Cenomani, orum, m., popolo celtico della Gallia, appartenente allo stipite degli Aulerci, abitante nel le Maine d’una volta, ora Dép. de la Sarthe; immigrò poi nelle contrade di Brescia, Verona e Mantova.

cénotaphium, ii, n. (κενοτάφιον), monumento sepolcrale vuoto, eretto in onore di un morto, cenotafio, Seriori.

censeo, censui, censum, ere, stimare, I) in gen., saggiare il valore di q.c., apprezzare, valutare: A) propr.: 1) generic.: si censenda nobis atque aestimanda res sit, Cic.: in quo (anulo) censendum nil nisi dantis amor, Ov. 2) part. come t. t. di pubblica ammini strazione, a) valutare, registrare il nome e gli averi dei cittadini romani (l’ufficio del Censore, V. censor), familias pecuniasque, Cic.: ducena quinquagena milia capitum, Liv.: ne absens censeare, Cic.: aliena censendo sua facere, Cic.: censendo (per censui) finem facere. Liv.: capite censi, l’infima e più povera classe dei cittadini, quella che non veniva censuata secondo gli averi, ma solo numerata testo per testa, Sall.: sintne ista praedia censui censendo, se possano (come reale proprietà del possessore) essere ammessi nella lista del Censore, Cic.: legem censui censendo dicere, fissare, determinare, stabilire una formola, una tassa per il censo da farsi, Liv.: censendi formula, questa formola stessa, la tassa, Liv. b) detto della persona stessa che deve essere registrata nella lista del Censore, valutare, nel sign. di dichiarare i proprii averi (in tal senso anche depon. censeor, census sum, censeri), in qua tribu denique ista praedia censuisti? Cic.: magnum agri modum, Cic.: servos censeri, Cic. c) sost. censum, i, n., gli averi registrati, censo, Cic. fr. B) trasl.: 1) gener.: censeor algo cognomine, mi vien apposto un nome: Val. Max.: censeri de alqo, essere considerato come appartenente ad uno, Ov.: censeri alqam dilectam inter comites suas, for passare per favorita una delle proprie accompagnatrici, Ov. 2) part., censeri alqo opp. alqa re; esser valutato secondo alcuno o secondo q.c., per mezzo di alc. o di q.c. acquistare il proprio valore, te commilitone, Plin. pan.: multiplici variäque doctrina, Suet. II) pregn. (dopo l’esame di tutte le circostanze), esprimere il parere, l’opinione propria, spiegarsi, riputare, essere di parere, d’opinione, d’avviso, tenere per conforme allo scopo, giudicar ragionevole, vero, 1) in gen.: quid te futurum censes? Ter.: quid censetis... nullasne insidias pertimescendas? Cic.: solam (mentem) censebant idoneam, cui crederetur, Cic.: veremini. censeo, ne etc., Cic.: sed nunc surgendum censeo, Cic.: censeo desistas, Cic.: tibi igitur hoc censeo, Cic.: quindi assol., censeo (come espressione di assenso o ironic. di negazione) penso, gli è quel che penso, ci pensavo, Comici, 2) comc t. t. di atti pubbl., a) nel consiglio, dar voto favorevole per q.c., dare il suo voto, mettere sul tappeto, fare una proposta, consigliare, bona censuerunt reddi, Liv.: