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de in tal furore che, durante la notte, fece una strage orribile di tutte le mandre dell’armata, immaginandosi di uccidere Ulisse e i capitani. Cessato il delirio, e vergognandosi di esser additato come il ludibrio dell’armata, rivolse contro se stesso la spada, che aveva ricevuta da Ettore in dono, e si uccise. Fu trasformato in un fiore, e le due prime lettere del suo nome AJ veggonsi d’allora in poi segnate nel fiore Giacinto. Queste due lettere formano il suono naturale, con cui espresse il suo dolore nell’atto di sentirsi ferito, siccome si suppone che il giovane Giacinto espresse il suo, allorquando ricevette il colpo del disco lanciato da Apollo.
Alceste, figlia di Pelia e di Anassabia. Richiesta in matrimonio da un gran numero di amanti, suo padre dichiaro, che la darebbe a chi potesse attaccare al suo carro due bestie feroci di differenti specie. Admeto, re di Tessaglia, per ottenerla, ricorse ad Apollo. Questo Dio, grato all’accoglienza ricevuta da Admeto, gli diede un lione ed un cinghiale dimesticati, per tirare il carro della principessa. Alceste, accusata di aver avuto parte all’omicidio di Pelia suo padre, fu perseguitata da Acasto suo fratello, il quale fece la guerra ad Admeto, lo fece prigionero, ed era già sul momento di vendicare sopra di lui il delitto di Alceste e delle di lei sorelle, allorquando ella si offrì volontariamente al vincitore per salvare il suo sposo. Acasto stava già conducendo Alceste per immolarla all’ombra di suo padre; ma Ercole, a preghiera di Admeto, perseguitò Acasto, lo raggiunse al di la del fiume Acheronte, e gli tolse Alceste, chè restituì a suo marito. Di qui è la favola rappresentante Alceste che va a morire per suo marito;