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fratello fra gli dei.
Questa pratica superstiziosa, che a gran stento potè abolirsi sotto gl’imperatori Cristiani, sarebbe degna d’indulgenza ove abbia per oggetto la ricompensa della virtù; ma i Romani giunsero a deificare le due Faustine, celebri prostitute imperatrici, l’una moglie di Antono Pio, l’altra di Marco Aurelio, che le fece ergere Faustinpoli. Gli eserciti la invocavano Mater castrorum. Sacerdoti mercenarii profusero l’incenso all’altare di questa imperatrtice. Lattanzio rimprovera a’ Romani l’apoteosi di una meretrice chiamata Laurentia, la cui festa chiamavasi Laurentinalia.
I Greci che diedero a’ Romani l’esempio delle apoteosi, deificavano i soli fondatori de’ popoli, e gl’inventori delle arti. Tali furono l’apoteosi di Bacco, di Vulcano, e di molti altri. Eusebio attribuisce agli Egizj ed a’ Fenizj l’origine di tale istituzione diretta a riconoscere, anche dopo la loro morte, le virtù e i benefizj degli uomini, che, durante la loro vita, erano stati benefici a’ loro simili.
Aquilone, vento impetuoso e freddo. I poeti lo fanno figlio di Eolo e dell’Aurora. Viene dipinto sotto la figura di un uomo attempato con una coda di serpente e coi capelli bianchi.
Aracne, figlia d’Idmone, re di Lidia, abilissima ricamatrice. Vantossi un giorno di superar Minerva in guest’arte. La Dea andò a visitarla sotto la figura di una Vecchia, e la trovò occupata di un ricamo: fecesi allora conoscere ed accettò la disfida che Aracne ebbe la temerità di farle. Minerva rappresentò sulla tela mol-