Pagina:Dizionario mitologico ad uso di giovanetti.djvu/75

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Cassandra, figlia di Priamo e di Ecuba. Questa principessa, che amava Apollo teneramente, gli aveva promesso di sposarlo, purché le avesse comunicata la scienza delle cose future. Apollo le accordò un tal dono; ma ella non adempì la promessa. Il Nume, non potendo più toglierle ciò che aveale una volta donato, per vendicarsi, le dichiarò dispettosamente ch’egli screditerebbe le sue predizioni, e la farebbe passare per fanatica. In effetto le sue profezie eran poste in derisione. Avendo predetti i rovesci che doveano accadere a Priamo, a Paride e a tutta la citta di Troja, fu rinchiusa in una torre, ove non fece che cantare le future disgrazie della sua patria. Le sue grida e le sue lagrime crebbero allorquando intese la partenza di Paride per la Grecia; ma non si fece che ridersi de’ suoi minaccevoli presagj. Ella si oppose, ma senza successo, all’entrata del cavallo di legno. Nella notte della presa di Troja, si ricoverò nel tempio di Pallade, ove Ajace, figlio di Oileo, la violò. Agamennone, cui era spettata, penetrato dal di lei merito e dalla di lei bellezza, seco la condusse in Grecia. Prenunziò anche a questo principe il destino che l’attendeva, ma questa predizione ebbe una sorte altrettale. Agamennone fu ucciso da Egisto, amante di Clitemnestra, nel suo arrivo a Lacedomone; e Cassandra stessa fu assassinata insieme coi due gemelli procreati con suo marito. I popoli di Leutra le consagrarono una statua, e l’eressero un tempio, che divenne un asilo per le giovanette che ricusavano di maritarsi, o che rifiutassero qualche progetto maritale per la bruttezia o bassa condizione di coloro che le richiedessero.