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robuste querce quel frutto saporoso e maturo che loro offerivano liberalmente. Le limpide fonti e gli scorrevoli ruscelli, dolci ed abbondanti acque somministravano. Nelle fessure delle rupi e nel vòto degli alberi stabilivano la repubblica loro le diligenti ingegnose api, offrendo senza premio veruno a qualunque rustica o gentil mano il frutto del dolcissimo loro lavoro. I grandi sugheri fornivano larghe e leggiere scorze per coprire le abitazioni fabbricate sopra rustiche travi, unicamente per difenderle dalla inclemenza del cielo. Tutto in quel tempo era pace, tutto amicizia, tutto concordia; nè ancora il pesante vomero del curvo aratro aveva ardito di aprire e investigare le viscere della prima nostra madre, perchè senza essere forzata da chicchessia porgeva da ogni banda del fertile e spazioso suo seno quanto poteva nutrire, sostenere e dilettare i figli che allora la possedevano. Le vaghe e semplici pastorelle andavano scorrendo di valle in valle e di collina in collina co’ capelli negletti, senza industriose trecce, senza più vesti di quelle necessarie a coprire ciò che