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92 don chisciotte.


Creta; chè anche là per i buchi e per l’aria, per opera di una maledetta istigazione penetra l’amoroso contagio, e ne sovverte ogni buon principio. Ad oggetto pertanto di accorrere alla loro sicurezza, procedendo i tempi e crescendo ogni dì più la malizia, si è istituito l’ordine de’ cavalieri erranti, che difende le donzelle, tutela le vedove, e soccorre gli orfani, e tutti indistintamente coloro che han bisogno d’aiuto. Io sono di quest’ordine, caprai fratelli, ed aggradisco la cordiale accoglienza che faceste a me ed al mio scudiere; e quantunque per legge naturale siano obbligati tutti i viventi a dar favore agli erranti cavalieri, tuttavia conoscendo io che voi, senza sapere tale obbligo vostro, mi avete sì cortesemente accolto e favorito, è ben giusto che vi manifesti nella miglior guisa ch’io sappia, il mio gradimento„.

Tutta questa lunga diceria (che poteasi molto bene intralasciare) fu proferita dal nostro cavaliere perchè le ghiande che gli furono poste innanzi, gli fecero tornar in mente l’età dell’oro, e gli suggerirono di fare quell’inutile ragionamento ai caprai, i quali, senza mai aprir bocca, attoniti e maravigliati lo stettero ascoltando. Taceva anche Sancio, ma attendeva a ingollar ghiande visitando il secondo otro ch’era sospeso ad un ramo di sughiero, affinchè il vino si conservasse più fresco. Terminò la cena prima che don Chisciotte avesse finito di ragionare, ed uno de’ caprai si mise a dire: “Affinchè la signoria vostra, signor cavaliere errante, possa raccontare con maggior fondamento che qui è stata accolta con tutto buon cuore, vogliamo darle trattenimento e piacere con farle udire il canto di un nostro compagno, che non tarderà molto a venire. Egli è un giovane di buon giudizio e molto innamorato, e sopra tutto sa leggere e scrivere, e suona il ribecchino sì bene, che più non si potrebbe desiderare„. Appena il capraio ebbe ciò detto, che s’udì suonare quello stromento, e di lì a poco giunse il suonatore, ed era un giovane di ventidue anni e di assai buona grazia. I compagni suoi gli domandarono se aveva cenato, e rispose che sì; laonde colui che già prima aveva parlato di lui, gli disse: “Dunque, Antonio, potrai compiacerti di cantare un poco, affinchè questo nostro signor ospite vegga che si trova chi sa di musica anche tra i monti e le selve. Lo abbiamo informato della tua molta bravura, e desideriamo che tu gliene dia prove per non farci apparir menzogneri: ti prego per quanto sei buono a sederti ed a cantare la canzonetta degli Amori che compose il Benefiziato tuo zio, e che piacque tanto in tutto il nostro paese. — Oh volentieri, rispose il giovine; e senza farsi pregare altrimenti, si mise a sedere sul tronco di una recisa quercia, ed accordato il suo ribecchino, cominciò di là a poco il suo canto con assai gentil grazia in questa guisa: