Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/125

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capitolo xiii. 107


braccia per le quali si eseguisce la sua giustizia; e siccome le cose della guerra, e quanto ha relazione con esse non possono effettuarsi se non con sudori, affanni ed eccessivi travagli, perciò ne segue che chi la professa si affatica senza confronto più di coloro che tranquilli e riposati pregano Dio di soccorrere chi è da poco e meschino. Non voglio dire, nè mi passa pur pel pensiere, che sia meritoria egualmente la condizione del cavaliere errante, come quella del religioso claustrale; ma intendo concludere, per quel molto che soffro, che sia molto più travagliosa, affamata, assetata, piena di miserie, stracciata e pidocchiosa: mentre, non v’ha dubbio, che i cavalieri erranti, i quali già furono, non abbiano passato in mezzo ai guai il corso della loro vita. E se alcuni giunsero a divenire imperadori1 mercè il valore del loro braccio, affè che lo guadagnarono a prezzo di sangue e di sudore, e se a quelli che salirono a sì alto grado fossero mancati incantatori e savii per prestar loro ogni aiuto, vi so ben dire che sarebbero rimasti defraudati ne’ lor desiderii ed ingannati a partito nelle loro speranze. — Sono della vostra opinione ancor io, replicò il passeggero, ma una cosa che fra molte altre mi sembra mal fatta da’ cavalieri erranti, si è che quando stanno per mettersi in qualche evidente pericolo della vita, sul punto più importante non si sovvengono mai di raccomandarsi a Dio, come dovrebbe pur fare ogni buon cristiano in simiglianti pericoli; ed invocano in cambio le loro signore con tanto fervore e con sì gran devozione come se fossero altrettante deità: cosa che a mio parere pizzica di gentilesimo2. — Non può essere altrimenti, rispose don Chisciotte: e quel cavaliere che diversamente operasse, cadrebbe in mala ventura; mentre è pratica e costumanza della errante cavalleria, che il cavaliere nel cimentarsi a qualche gran fatto d’arme debba tenersi presente la sua signora, a lei dolcemente e con amorosa intenzione rivolgere gli occhi, e a lei chiedere soccorso e favore nel dubbioso evento che va ad incontrare; e quand’anche non v’abbia chi lo ascolti è almeno obbligato a proferire alcune parole fra’ denti colle quali di tutto cuore se le raccomandi a lei, di che abbiamo nelle storie innumerabili esempi. Nè perciò s’ha da intendere che debbano tralasciare di raccomandarsi a Dio; chè resta loro tempo ed agio

  1. Secondo i romanzi Rinaldo di Montalbano diventò imperatore di Trebisonda; Bernardo del Carpio, re d’Irlanda; Palmerino d’Oliva, imperatore di Costantinopoli; Tirante il Bianco, cesare dell’imperio greco, ec.
  2. “Tirante il Bianco non soleva invocare alcun santo, ma solamente il nome di Carmesina; e quando era domandato perchè non invocasse anche il nome di qualche santo, rispondeva: — Chi serve a molti, non serve a nessuno„. (Lib. III, c. 28).