Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/127

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capitolo xiii. 109


che ogni cavaliere errante debba essere innamorato, dobbiamo perciò concludere che lo sia pure la signoria vostra, come uno della professione; e s’ella non ambisce di essere tanto segreto quanto don Galaorre, la prego con ogni istanza, anche a nome di quanti sono in questa compagnia, che ci palesi il nome, la patria, le qualità e la bellezza della sua signora; la quale, senza dubbio, avrà caro che il mondo intero sappia ch’è amata e servita da un cavaliere di sì alta portata, come vostra signoria mostra di essere„. A questo punto don Chisciotte mandò un profondo sospiro e disse: “Io non posso affermare se alla mia dolce nemica piaccia o no che si sappia dal mondo ch’ella è da me servita; so dir solamente, rispondendo a quello di cui tanto caldamente sono richiesto, che il suo nome è Dulcinea, la sua patria il Toboso, villaggio della Mancia, e la sua condizione debb’essere per lo meno quella di principessa, essendo signora e regina mia; sovrumana poi è la sua bellezza, giacchè sono veri e reali in lei tutti gl’impossibili e chimerici attributi della perfezione che i poeti attribuiscono alle loro amanti; e sono oro i capelli, è un eliso la fronte, archibaleni le ciglia, due soli gli occhi, rose le guance, coralli i labbri, perle i denti, alabastro il collo, avorio le mani, neve la bianchezza... — Il lignaggio, la prosapia e l’origine desideriamo saperne, disse Vivaldo. Al che don Chisciotte rispose: “Non è costei degli antichi Curzi, Cai, o Scipioni romani, nè dei moderni Colonna e Orsini; nè dei Moncada e Recheseni di Catalogna; nè dei Rebelle e Viglianuova di Valenza, dei Palafox, Nuzze, Roccaberti, Coreglie, Lune, Magona, Urèe, Foz e Guerree di Aragona; dei Zerde, Maurichi, Mendoza e Guzmani di Castiglia; dei Alencastri, Paglie e Menessi di Portogallo; ma discende da quelli del Toboso della Mancia, lignaggio moderno bensì, ma pur tale da dar principio alle più illustri famiglie de’ secoli avvenire. Nè vi sia chi osi contraddirmi se non a patto di quello che Zerbino appiè del trofeo delle armi di Orlando scrisse in questi termini:

                                Nessun le muova,
Che star non possa con Orlando a prova.

Sebbene il mio casato sia de’ Caccioppini1 di Laredo, disse allora il passaggero, non oserei di porlo a petto di quello del Toboso della

  1. Davasi allora tal nome popolarmente a quegli Spagnuoli che per povertà o per abitudine di vivere vagabondi passavano nell’America.