Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/137

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capitolo xiv. 119


rassero e incatenassero, si troverebbero confuse e fuor di sentiero le volontà, non sapendo a quale specialmente applicarsi. Perchè essendo innumerabili gli oggetti adorni di bellezza, infiniti sarebbero eziandio i desiderii; ed, a quanto ho inteso dire, il vero amore si concentra in un solo oggetto, e nasce da libera volontà, non da violenza. Ciò essendo (com’io pure credo che sia), perchè volete ch’io pieghi a forza la volontà mia per questo solo che voi dite di amarmi? Rispondetemi. Se in luogo di crearmi bella m’avesse il cielo fatta nascere brutta, sarebb’egli stato giusto ch’io mi fossi doluta di voi che certamente non mi avreste amata? Oh quanto vi starebbe bene il considerare che io non mi sono fatta bella da per me stessa, e che qualunque siasi la bellezza mia, è il cielo che me l’ha data in dono, senza ch’io l’abbia o chiesta o voluta! E siccome non può accusarsi la vipera del veleno che porta seco, benchè con quello uccida, perchè lo ha dalla natura, così nemmen io merito d’essere censurata per essere bella; mentre la bellezza è nell’onesta femmina come fuoco lontano, o come spada acuta, chè nè quello abbrucia nè questa ferisce chi non si accosta. L’onore e la virtù sono gli ornamenti dell’anima, senza de’ quali il corpo, benchè sia avvenente, non deve però sembrar tale; e se l’onestà è una delle virtù che più adornano ed abbelliscono l’anima e la persona, perchè mai dovrà spogliarsene una giovane amata a cagione della sua bellezza, per secondare la inclinazione di colui che procura di farle perdere sì pregevole qualità? Io nacqui libera, e per vivere tale ho scelto la solitudine della campagna; gli alberi di questi boschi sono i compagni miei; mio specchio le chiare acque di questi rivi, e mi contento di comunicare agli alberi ed alle acque i miei pensieri: fate conto ch’io sia fuoco lontano, e spada rimota. Ho disingannati con le mie parole quelli che innamorai colla vista: e se è vero che i desiderii alimentansi di speranze, non avendone io data mai nessuna nè a Grisostomo nè a verun altro, ben si può dire che non fu la crudeltà mia quella che gli ha perduti, ma la loro ostinazione. Se poi qualcuno volesse imputarmi che oneste erano le inclinazioni di lui, e che perciò io fossi obbligata di corrispondergli, dichiaro che quando in questo sito medesimo, dove ora state scavando il suo sepolcro, mi scoprì la rettitudine delle sue intenzioni, io gli risposi ch’ero deliberata di vivere in una perpetua solitudine, e che la sola terra cogliesse il frutto delle mie conversazioni e le spoglie della mia bellezza. Che se, ad onta di sì chiaro disinganno, gli piacque ostinarsi contro la speranza, e navigar contro il vento, qual maraviglia ch’egli sia naufragato nel golfo della sua imprudenza? Se io lo avessi tenuto a parole sarei stata falsa: se avessi accondisceso a’ suoi voleri