Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/153

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capitolo xvi. 135

l’Asturiana. Vedendo l’ostessa nell’ungerlo, che don Chisciotte avea molte lividure sparse per il corpo, si avvisò che ciò fosse proceduto piuttosto da percosse che da caduta. — Non sono state percosse, no, disse Sancio, ma la natura del monte scabroso e pieno di pietre, ciascuna delle quali impresse il suo segno; e poi soggiunse: Piaccia alla signoria vostra di fare che avanzi un po’ di stoppa, che vi sarà altro sito bisognoso, perchè io pure mi sento addolorato alquanto nei lombi. — Se così è, disse l’ostessa, convien dire che voi pure siate caduto. — Eh non è questo, rispose Sancio, ma il batticuore che mi assalì quando vidi precipitare il padrone mi ha prodotto una scossa sì grande da rendermi tanto addolorata tutta la persona come se mi avessero bastonato con mille bastoni. — Questo può essere, soggiunse la ragazza, mentre anche a me accadde le molte volte di sognare che cadevo dall’alto di una torre senza arrivar mai abbasso; e svegliandomi trovarmi sì pesta e macinata come se la caduta fosse stata realmente vera. — Qui sta il guai, o signora, rispose Sancio Panza,