Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/180

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162 don chisciotte.


debbono sapere di tutto gli erranti cavalieri; e qualcuno di loro ne’ secoli scorsi fermavasi a predicare in mezzo ad un campo reale, come s’egli fosse stato fatto dottore nella università di Parigi; la lancia giammai non fu avversa alla penna, nè la penna alla lancia. — Sia pur come dice vossignoria, rispose Sancio, ma partiamo ora di qua, e procuriamo di trovar un alloggio per questa notte, e piaccia a Dio che sia dove non si abbiano copertoi, nè sbalzatori, nè fantasime, nè Mori incantati; chè se vi sono io mando ogni cosa al diavolo e alla befana. — Raccomandati al Signore, figliuol mio, disse don Chisciotte, e drizza il cammino ove più ti piace, chè per questa volta lascio a te lo scegliere l’alloggio a tuo modo; ma dammi la mano e tasta col dito, e guarda bene quanti denti e quanti mascellari mi mancano da questa banda diritta della guancia superiore, che qua sento dolermi„. Vi pose Sancio le dita, e dopo tastato, disse: — Quanti mascellari solea tenere da questa banda vossignoria? — Quattro, rispose don Chisciotte, ad eccezione del dente occhiale, tutti interi e sani. — Badi bene la signoria vostra a quello che dice, rispose Sancio. — Dico quattro, se pur non erano cinque, soggiunse don Chisciotte, perchè in tutto il corso della mia vita non mi fu levato dente mascellare di bocca, nè alcuno mi è mai caduto, nè si è guastato per tarlo. — In questa parte inferiore, disse Sancio, vossignoria non ha più che due mascellari e mezzo, e nella superiore nè mezzo, nè intero, ma è tutta rasa come la palma della mano. — Meschino di me! disse don Chisciotte, sentendo le triste nuove che davagli il suo scudiere. Avrei voluto piuttosto che mi avessero spezzato un braccio, purchè non fosse stato quello con cui adopero la spada; perchè ti dico il vero, Sancio mio, che la bocca senza mascellari è come un mulino senza macina, e in molto maggior conto deesi tenere un dente che un diamante. Ah siamo soggetti a tutto noi che professiamo il faticoso ordine della cavalleria! Sbrigati, sbrigati, amico, incomincia la strada, ed io ti seguirò a tuo piacere„. Così fece Sancio, e continuò la sua via in cerca di qualche alloggio. Andavano adagio perchè il dolore delle ganasce dava gran tormento a don Chisciotte, e Sancio intanto studiavasi di trattenerlo con parole e di divertirlo, e tra gli altri ragionamenti venne in acconcio quello che si leggerà nel seguente capitolo.