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beffe e disprezzasse il dono. — Io ti ho già detto prima d’ora molte e molte volte, o Sancio, replicò don Chisciotte, che sei un gran ciarlone; e benchè il tuo ingegno sia ottuso, pure di quando in quando ti fai acuto e satirico. Affinchè però tu conosca quanto sei ignorante e quanto io sia ragionevole, voglio che tu ponga attenzione ad un breve racconto che sono per farti. Tu dèi sapere che una vedova bella, giovane, libera, ricca e soprattutto di umore allegro, s’invaghì una volta di un garzone garzone gagliardo e corpacciuto. Venne il suo padrone a sapere la tresca, e disse un giorno alla vedova a modo di amichevole riprensione: Sono maravigliato, o signora, e non senza molta ragione che una donna di tante qualità come voi siasi innamorata in un giovane di vile estrazione ed ignorante come una bestia, quando sono in questa città tanti giovani belli, ricchi e garbati, fra i quali potreste scegliere a pieno vostro talento, come da un paniere le pere, e dire liberamente: voglio questo e non quello. Rispose la vedova con bel garbo e disinvoltura: Vossignoria va molto errato e pensa molto all’antica se crede che la mia scelta sia caduta sopra un idiota ed un immeritevole, mentre per ciò che