Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/331

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capitolo xxx. 313

porta: basta che il neo vi sia, e sia poi ove si vuole chè tutto è una medesima carne. Il mio buon genitore senza dubbio colse nel segno appuntino, ed io non vado errata nel raccomandarmi al signor don Chisciotte, essendo egli l’uomo predetto dal padre mio, perchè i segnali del viso vengono accompagnati dalla celebrità che vanta questo cavaliere non pure in Ispagna, ma eziandio per tutta la Mancia; perchè appena sbarcata in Ossuna intesi parlare di tante sue prodezze che il cuore m’indovinò lui essere quel desso che io andava cercando. — Ma come sbarcò vossignoria in Ossuna, domandò don Chisciotte, se non è porto di mare?„ Prima che Dorotea rispondesse, il curato prese la parola e disse: — Dee la signora principessa aver voluto dire che sbarcò in Malaga, ma poi fu in Ossuna la prima volta che sentì parlare di vossignoria. — Così volli dire per l’appunto, soggiunse Dorotea. — E questo è credibile, soggiunse il curato; e ora prosegua la maestà vostra. — Non occorre che io dica altro, ripigliò Dorotea, se non che la mia sorte fu sì felice che mi avvenni nel signor don Chisciotte, ond’è che già mi tengo regina e dominatrice di tutto il mio regno, avendomi egli promesso per sua cortesia e magnificenza di venir meco dovunque lo condurrò; nè sarà altrove che a fronte di Pantafilando dalla Fosca Vista, perchè lo uccida, e mi faccia restituire ciò che m’ha usurpato contro ogni diritto: e succederà tutto ciò come desideriamo, essendo questa la profezia del savio Trinacrio mio buon padre, il quale lasciò scritto altresì in lettere greche e caldee, che io non so leggere, che se questo cavaliere della profezia dopo avere tagliata la testa al gigante volesse farsi mio sposo, io lo accettassi senza replicare parola, dandogli il possesso del mio regno congiuntamente a quello della mia persona.


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