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cingessi a descrivere la sua molta bellezza, la leggiadria e il singolare e ricco vestito con cui l’amata Zoraida si mostrò ai miei occhi: voglio dirvi soltanto, che pendevano dal suo bianchissimo collo, dalle trecce e dagli orecchi tante e sì ricche perle da superare il numero de’ suoi capelli. Nel collo dei piedi, ch’erano scoperti secondo il costume di quel paese, avea due carcadi (che così chiamansi in moresco le smaniglie, o cerchietti dei piedi) di oro purissimo, con sì grande quantità di diamanti legati in essi, che mi disse da poi ella stessa, che erano valutati oltre diecimila doble dal padre suo; e le smaniglie che aveva alle mani valevano altrettanto. Erano infinite e di gran valore le perle, perchè la maggior gala delle More consiste in ricche perle ed in catenelle d’oro; ed è per ciò che si trovano fra i Mori piucchè appresso le altre nazioni siffatti ornamenti. Il padre di Zoraida aveva fama di possedere le più singolari gioie che fossero in Algeri, e più di duecentomila scudi spagnuoli; delle quali cose tutte era padrona questa che presentemente è signora mia. Si può conghietturare da ciò che le è rimasto dopo le tante sofferte traversie, quanto cogli ornamenti testè descritti paresse bella, e quale ella fosse nella sua prosperità. A dir breve Zoraida mi comparve perfetta in ogni sua parte, od almeno mi sembrò più leggiadra di ogni altra da me fin allora veduta; e pensando altresì a tutti gli obblighi ch’io le aveva, sembravami avere dinanzi una deità discesa dal cielo in terra per mio bene e per mia felicità. Poichè ci ebbe raggiunti le disse suo padre ch’io era uno schiavo del suo Arnaute Mamì, e che venivo a cogliere per lui l’insalata. Sciolse ella la lingua, ed in quel misto linguaggio da me poc’anzi accennato, mi domandò se io era cavaliere, e perchè non procuravo il mio riscatto. Le risposi ch’erami già riscattato, e che avevo una chiara prova dell’amore del mio padrone nel prezzo che sborsato aveva per la mia libertà, consistente in mille e cinquecento zoltani. Al che rispose: — In verità che se tu fossi stato schiavo di mio padre avrei voluto che ne chiedesse due volte tanti, perchè voi altri cristiani sempre mentite, e vi fate assai poveri per ingannare i Mori. — Potrebbe ciò anche darsi, o signora mia, le rispos’io, ma io sono stato veritiero costantemente e col mio padrone e con quanti vi sono al mondo. — E quando sei tu di partenza? disse Zoraida. — Io credo che sarà dimani, diss’io; giacchè vi è qui un vascello francese che dimani appunto si mette alla vela, ed io penso di approfittarmi della occasione. — Non sarebbe meglio, disse Zoraida, attendere i vascelli di Spagna, ed imbarcarsi su di essi piuttosto che su quelli dei Francesi che ti sono nemici? — No, rispos’io.