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tuano, i quali pernottano in Barberia, e si trovano sul far del giorno alle coste di Spagna, di dove, fatta per lo più qualche preda, tornano a dormire alle proprie loro case. Tra le diverse opinioni quella che allora prevalse, fu che ci accostassimo a poco a poco, e che permettendolo la bonaccia del mare, sbarcassimo dove fosse più agevole il farlo. Così seguì, e prima ancora della mezzanotte ci trovammo alle falde di una montagna altissima, la quale non era sì presso al mare da non concederci poco terreno in pianura dove sbarcare comodamente. Sbarcati, baciammo il terreno, e con lagrime di perfetta gioia rendemmo grazie al Signore per gl’incomparabili benefizj che ci aveva impartiti nel nostro viaggio. Tolte le vettovaglie ch’erano nella barca, le traemmo a terra, e salimmo gran parte di quella montagna, tuttavia col cuore non affatto tranquillo, perchè non sapevamo ancora se fossimo veramente in terra di cristiani.

“Venne il giorno (a quanto ci parve) tardi assai più di quello che da noi si bramasse, e salimmo sul colmo della montagna per veder se di là si scoprisse qualche villaggio o albergo pastoreccio; ma per quanto spalancassimo gli occhi non ci venne fatto di vedere nè persona, nè cammino, nè altra meta cui drizzarci. Non ci stancammo però di proseguire le nostre indagini, persuasi di dover finalmente trovare chi c’indicasse una qualche via: ma ciò che a me dava grande afflizione si era il veder camminare a piedi Zoraida per sì aspri sentieri. La tolsi, è vero, qualche volta sulle mie spalle, ma più che sollievo sentiva essa rammarico della fatica che io faceva per lei, nè volle che la sostenessi a patto veruno; e perciò tenuta da me per la mano essa veniva pazientemente viaggiando sforzandosi eziandio di parer lieta. Avendo camminato poco più di un quarto di lega, venne ai nostri orecchi il suono di un campanellino, chiaro segno che là appresso eravi qualche mandra, e perciò stando ognuno all’erta per vedere se si scopriva alcun uomo, c’incontrammo appiè di un sughero in un pastore giovanetto, che spensieratamente tranquillo stava con un coltello intagliando un bastone. Gli demmo voce, ed egli alzando la testa si rizzò in piè prestamente, e (per quanto di poi ci ha detto) i primi che se gli presentarono dinanzi furono il rinnegato e Zoraida, alla cui vista credette che gli fossero addosso tutti quelli di Barberia. Si diede alla fuga, e si cacciò velocemente nel più folto del bosco, dove con grandi strida si mise ad esclamare: “I Mori sono in paese; i Mori, i Mori, all’arme!„ Restammo a tai voci tutti confusi, nè sapevamo a qual partito appigliarci; ma considerando che le grida del pastore potevano mettere sossopra il vicinato, e che la cavalleria