Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/518

Da Wikisource.
500 don chisciotte

io medesimo: qua nella stalla sta il mio asino che non mi lascerà mentire: se non credete a me, o signori, provategliela, e se non gli sta dipinta voglio essere un infame: e di più vi dico, che in quel giorno in cui mi fu tolta la bardella, mi fu rubato ancora un bacino d’ottone nuovo, di cui io non mi era ancora servito, e che valeva più di uno scudo a gittarlo via. Allora non potè don Chisciotte fare a meno di non rispondere, e mettendosi di mezzo ai due, dividendoli e depositando la bardella sul terreno alla vista di tutti perchè apparisse la verità chiaramente, soggiunse: — Affinchè veggano le signorie vostre coi propri occhi l’errore in cui versa questo dabben uomo, chiamando bacino quello ch’è, e sarà sempre l’elmo di Mambrino toltogli in guerra giusta, e passato in poter mio con lecito e legittimo possesso, io voglio che qua sia recato. Non mi intrametto in ciò che alla bardella si appartiene, nè su questo punto altro so dire se non che il mio scudiere Sancio mi domandò licenza di levare i fornimenti del cavallo di questo vinto codardo per adornare con essi il suo proprio; io glieli ho lasciati ed egli li prese: e se ora di fornimenti si sono trasformati in bardella, questa sarà una delle mutazioni tanto frequenti nele cose della cavalleria. Ora tu, Sancio figliuolo, corri, e porta qua l’elmo che