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Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/87

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capitolo viii. 69


saggiar nulla, perchè, come s’è detto, erasi già pasciuto delle dolci rimembranze della sua diva.

Ripigliarono quindi la strada di Porto Lapice, ed alle ventitre ore lo scoprirono. “Qui, disse don Chisciotte nello scorgerlo, qui, Sancio Panza, fratello mio, possiamo attenderci venture a dovizia e di ogni nostra soddisfazione; ma sta bene avvertito che per quanto tu mi vegga in pericolo, non dèi metter mano alla spada in mia difesa, salvo se vedessi chiaramente che fosse canaglia o gente vile quella che mi assalisse; in tal caso tu puoi darmi ajuto; ma se fossero cavalieri non ti è lecito nè concesso a verun patto immischiarti, vietandolo le leggi della cavalleria, sino a tanto che tu pure non sarai armato cavaliere. — Si assicuri, signore, rispose Sancio, che in questo ella sarà obbedita esattamente, e tanto più quanto che sono pacifico di natura mia, e nimico di mettermi in romori e in contese: vero è bensì che trattandosi di difendere la mia persona, non farò gran caso di queste leggi, mentre e le divine e le umane permettono a ciascuno di contrastare a chi gli vuol nuocere. — Nè io ti contraddico, rispose don Chisciotte, ma in quanto al soccorrermi contro cavalieri devi tener in freno la tua naturale impetuosità. — Ed io replico, soggiunse Sancio, che obbedirò a questo precetto con tanta fedeltà ed esattezza come a quello della domenica.

Stando in questi ragionamenti videro in lontananza due frati dell’Ordine di san Benedetto a cavallo di due dromedari; chè così si potevano chiamare le mule da essi cavalcate. Avevano gli occhiali da viaggio, ed i lor parasoli, ed erano seguiti da un cocchio, con l’accompagnamento di quattro o cinque persone a cavallo, e di due mulattieri a piedi. Stava nel cocchio (come poi si venne a sapere) una signora biscaina diretta a Siviglia, dove trovavasi suo marito in procinto di passare alle Indie con molta mercanzia; i frati però non erano della comitiva, benchè viaggiassero molto a lei da vicino. Non li vide appena don Chisciotte che disse al suo scudiere: “O ch’io m’inganno, o debb’essere questa la più famosa avventura che siasi giammai veduta; perchè da quel gruppo o mucchio nero che là si scorge, io arguisco che debbon essere incantatori i quali ne menano prigioniera qualche principessa in quel cocchio; ed io devo ad ogni modo impedire così gran torto. — Quest’è ben peggio che i mulini da vento, disse Sancio: guardi bene, signore, quelli sono frati dell’Ordine di san Benedetto, e che sarà una carrozza di gente che viaggia al solito: badi bene a quello che dico, e stia avvertita su ciò che vuol fare, nè si lasci accecare dal diavolo. — Te l’ho già detto, rispose don Chisciotte, che tu non t’intendi di avventure: ciò ch’io dico è vero, e te lo proverà or ora l’effetto. Intanto fat-