Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/172

Da Wikisource.
162 don chisciotte

perito e dee conoscere le leggi della giustizia distributiva e commutativa per dare a tutti il suo. Il cavaliere errante poi debb’essere teologo per sapere dar conto chiaro e distinto della legge cristiana che professa quando ne sia domandato: debb’esser medico e specialmente semplicista, per conoscere in mezzo alle campagne disabitate e nei deserti l’erbe che hanno virtù di sanare ferite, perchè nè può nè deve andare il cavaliere errante in ogni bottega a cercare chi gliele curi: deve possedere l’astrologia per conoscere dalle stelle quante ore sieno scorse della notte, ed in qual parte e in quale clima del mondo si trovi: dee sapere di matematica perchè gli sarà necessario ad ogni momento il valersene; e lasciando da parte che dee conoscere tutte le virtù teologali e cardinali, discendendo ad altre minuzie, aggiungerò che dee sapere nuotare, come narrano che nuotasse Niccolò o Niccolao1, e saper ferrare un cavallo e rassettare la sella e la briglia. Tornando a quanto dicevamo dee serbare gelosamente la fede a Dio e alla sua Dama: debb’essere casto nei suoi pensieri, onesto nelle parole, liberale nelle opere, valoroso nelle imprese, tollerante nei travagli, caritativo coi bisognosi, e finalmente mantenitore della verità, anche a prezzo della vita. Di tutte queste grandi e minime parti si compone un perfetto cavaliere errante, e quindi consideri vossignoria, signor don Lorenzo, se è scienza da giuoco quella che impara il cavaliere errante e che professa, e se possa agguagliarsi alle più illustri che nei ginnasii e nelle cattedre s’insegnano. — Se così è, replicò don Lorenzo, io dico che supera qualsivoglia altra scienza. — E come, e quanto! rispose don Chisciotte. — Ma io temo molto, soggiunse don Lorenzo, che possano esservi stati, e che vi sieno oggidì cavalieri erranti adorni di tante virtù. — Dissi più volte, e lo ripeto anche adesso, rispose don Chisciotte, che la maggior parte degli uomini porta opinione che non sieno mai vissuti al mondo cavalieri erranti, ma io conchiudo che se il cielo per uno dei suoi prodigi non fa conoscere esser vero che vissero e che vivono costaggiù, sarà inutile affatto mettere a campo ogni argomento per provarlo, siccome più volte me ne ammaestrò l’esperienza. Nè vorrò io adesso dar opera a persuadere vossignoria dell’errore in cui versate con tanti e tanti altri; bensì prego il cielo che vi disinganni, e vi faccia conoscere quanto profittevoli furono, e quanto necessari negli scorsi secoli, e di quale utilità ai dì nostri sarebbero se tornassero in uso. Per comune nostro danno trionfano adesso la gola, il sonno e le oziose piume. — Eccoci al punto, disse allora tra sè don Lorenzo; bisogna per altro convenire

  1. Celebre nuotatore del secolo XV nativo di Catania nella Sicilia.