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quanto vali: due schiatte sole vi sono al mondo, diceva mia nonna, e sono l’avere e il non avere; ed ella si atteneva all’avere: ed al dì d’oggi, signor don Chisciotte mio, prima si tocca il polso alla fortuna e poi alla sapienza: un asino d’oro pare meglio di un cavallo con bardatura: sì, tomo a dirlo, io sto con Camaccio che ha pignatte piene di schiume, di paperi, di galline, di lepri e di conigli, mentre m’immagino che quelle di Basilio non conterranno altro che brodo magro. — Hai tu finito, Sancio, la tua cicalata? disse don Chisciotte. — La ho finita pur troppo, rispose Sancio, poichè vedo che la signoria vostra se ne prende fastidio: chè se ciò non fosse, avrei materia di parlare per tre giorni interi. — Faccia Dio, replicò don Chisciotte, che tu diventi muto prima che la morte mi colga. Col tenore di vita che conduciamo, rispose Sancio, prima che vossignoria muoia io sarò ridotto a masticare la sabbia, e così non potrò più parlare sino alla fine del mondo, o sino al dì del giudizio. — Quand’anche fosse così, replicò don Chisciotte, il tuo silenzio non potrà mai uguagliare le chiacchiere che hai sinora fatte, e fai e farai, e tanto più che per ordine naturale dee terminar prima la mia che la tua vita: ma intanto io sono di opinione di non poterti vedere muto nemmeno quando ti stai bevendo e dormendo, ch’è quanto mai posso dire. — In verità, rispose Sancio, che non è da fidarsi della Scarnata, voglio dire della Morte, la quale mangia tanto un agnello quanto un castrato; ed ho inteso dire dal nostro curato che con piede uguale essa batte alle alte torri dei re, come alle umili capanne dei poveretti: questa signora è più possente che schizzinosa, non ha niente a nausea, si pasce di tutto, con tutto si confà ed empie le bisacce di ogni razza di gente, età e preminenze: non è di que’ segatori che dormono al meriggio, anzi ad ogni ora sega e taglia tanto la secca come l’erba verde, e non pare già che mastichi, ma sì bene che inghiottisca ciò che le si para davanti, avendo una fame canina di cui mai non si sazia: e quantunque sia priva di ventre pare sempre idropica e sitibonda delle vite di quanti vivono, come se beesse un boccale di acqua fresca. — Basta, basta, o Sancio, disse don Chisciotte a questo passo: tienti in riputazione, e non ti lasciar cadere, chè certo quello che hai detto intorno alla Morte coi tuoi rustici termini, è quanto di meglio potrebbe dirne un predicatore: ti assicuro, Sancio mio, che se tu avessi tanta discrezione quanto hai talento, potresti aspirare ad un pergamo e andartene per lo mondo predicando con riuscita. — Predica bene chi vive bene, rispose Sancio, ed io non so di altre teologie. — Nè altra ne hai di bisogno, disse don Chisciotte: io però non posso intendere o concepire come essendo il timor di Dio il principio di ogni