Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/289

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capitolo xxx 279

un falcone, d’onde argomentò don Chisciotte dover ella essere signora di alto grado e la padrona di tutti quei cacciatori, com’era veramente; e perciò disse a Sancio: — Corri figliuolo, e di’ alla signora dal palafreno e dal falcone, che io, il cavaliere dai Leoni, mi dichiaro servitore alla sua esimia bellezza, e che se dalla grandezza sua si permette io andrò a baciarle le mani, ed a rendermi suo schiavo in quanto le forze mie si estenderanno, e in quanto sarà per comandarmi l’altezza sua. Bada, o Sancio, di non mescolare spropositi nella tua imbasciata, ed astienti affatto da ogni tuo proverbio. — Vossignoria ha trovato l’uomo veramente che fa di ogni erba un fascio! rispose Sancio: a me questo, a me? Non è già adesso la prima volta che ho portato imbasciate ad alte e grandi signore di questo mondo. — Se non intendi di quella che tu facesti alla signora Dulcinea, replicò don Chisciotte, non so di qual altra tu voglia dire, nel tempo almeno che sei al mio servigio. — Signor mio, rispose Sancio, al buon pagatore non dolgono i pegni, e in casa piena presto si allestisce la cena; e voglio con ciò intender che con me non servono tanti avvertimenti mentre io sono buono ad ogni cosa e di tutto m’intendo un poco. — Te lo credo, Sancio, disse don Chisdotte; va pur in buon’ora, e Dio ti conduca„. Partì Sancio di carriera, facendo trottar forte il leardo, e giunto alla bella cacciatrice, smontò e postosele ginocchioni dinanzi, le disse: — Bella Signora, quel cavaliere che si vede di là, chiamato il cavaliere dai Leoni, è il mio padrone, e io sono un suo scudiere, e al mio paese mi chiamano Sancio Panza: ora questo tale cavaliere dai Leoni, che non è molto si chiamava quello dalla Trista Figura, mi manda a dire che piaccia alla vostra grandezza concedergli che con sua persuasione e beneplacito e consentimento venga a mettere in esecuzione il suo desiderio, che ad altro non si estende, per quanto egli dice ed io penso, fuorchè alla premura di servire alla vostra incimata altezzeria ed alla vostra stradiladdirara bellezza: se vostra signoria gli dà questa permissione, ne avrà gusto e riporterà segnalatissima mercede e gran contento. — Per certo, o scudiere galante, rispose la signora, che compita avete di tutto punto la vostra imbasceria: alzatevi pure di terra, chè scudiere di sì alto cavaliere, come si è quello dalla Trista Figura, di cui abbiamo quivi gran novelle, non è dovere che stia ginocchioni: alzatevi, amico, e dite al vostro padrone che venga pure in buon’ora a favorire me ed il duca mio marito nella casa di campagna che abbiamo qui presso„. Si levò Sancio stupito sì della bellezza della buona signora come della sua molta gentilezza e del suo molto buon garbo, e dell’avergli ella detto che l’era ben noto il suo padrone, il cavaliere dalla Trista