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282 don chisciotte

farebbe sentire alcun male se pure la mia caduta mi avesse cacciato nel profondo degli abissi, dei quali tratto mi avrebbe la sola gloria di trovarmi al vostro cospetto. Il mio scudiere, che sia sempre maledetto, riesce assai meglio nello sciogliere la lingua per dire malizie, che nel legare e cingere bene una sella: in qualunque stato però che io mi trovi, caduto od alzato, a piedi o a cavallo, sarò sempre al servigio vostro e della mia signora duchessa, vostra degna consorte e meritissima signora della bellezza, e principessa universale della cortesia. — Piano, piano, mio signor don Chisciotte della Mancia padron mio, disse il duca, chè dove trovasi di mezzo una signora Dulcinea del Toboso, non è dovere che abbian encomii le altre bellezze„. Durante questo primo colloquio Sancio Panza, già liberato dal laccio che gl’involgeva il piede, e trovandosi avvicinato agli altri, prima che don Chisciotte facesse risposta, disse: — Non si può negare, anzi si dee affermare ch’è molto bellissima la mia signora Dulcinea del Toboso; ma la lepre si leva di dove manco si pensa. Ho sentito dire che quella che si chiama Natura è come un artigiano fabbricatore di vasi di terra, e quello che ne fa uno di bello, pud fabbricarne due e tre e cento di eguali; e dico questo perchè la mia signora duchessa non è per niente inferiore alla mia padrona la signora Dulcinea del Toboso„. Si voltò don Chisdotte alla duchessa, e le disse: — Sia noto alla grandezza vostra, che