Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/33

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capitolo ii. 23

cosa da mangiare? ghiottone goloso che sei. — Non da mangiare, ma da governare e da reggere meglio che quattro città e quattro magistrature, rispose Sancio. — Con tutto questo, disse la serva, qua non entrerai tu, sacco di ribalderie, balla di tutte le malizie: vattene a governare la casa tua, a lavorare le tue terre, e finisci di pretender isole od isolotti„. Si prendeano grande sollazzo il curato e il barbiere nell’udire le baruffe che facevano quei due; ma don Chisciotte per timore che Sancio non incominciasse a snocciolar giù un mucchio di scioccherie maliziose, od a toccar certi punti disdicevoli alla sua riputazione, lo chiamo a sè, obbligando la serva a tacere e a lasciargli libero l’ingresso. Entrò Sancio, e sì il curato come il barbiere presero commiato da don Chisciotte, della cui guarigione disperarono vedendo fino a qual segno stava ancor fitto noi suoi stravolti pensieri, e quanto fosse imbevuto nelle scioccaggini delle sue malerranti cavallerie; e perciò disse il curato al barbiere: — Voi vedrete, compare, che quando meno ce l’aspettiamo il nostro idalgo esce un’altra volta in cerca di avventure. — Io non ne dubito punto, rispose il barbiere; ma non mi fa tanta maraviglia la pazzia del cavaliere, quanta la balordaggine dello