Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/361

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capitolo xxxviii 351

come basi o colonne della errante cavalleria: sì voglio baciar questi piedi dai passi dei quali dipende ogni mia ventura. Ah valoroso errante, le cui veridiche prodezze fanno dimenticare ed annuvolare le favolose degli Amadigi, degli Splandiani e dei Belianigi!„ E lasciando don Chisciotte, si volse a Sancio Panza, e pigliatolo per le mani, gli disse: — O tu, il più leale scudiere che abbia avuto in alcun tempo a servigio suo cavaliere errante nei presenti e nei preteriti secoli, più lungo in bontà della barba di Trifaldino mio accompagnatore qui presente, tu puoi bene darti vanto che nel servir il gran don Chisciotte servi in compendio alla caterva tutta dei cavalieri che trattarono arme sull’orbe. Io ti scongiuro per quello che devi alla tua bontà fedelissima, che tu mi sia valevole intercessore presso il tuo padrone, perchè favorisca questa umilissima e disgraziatissima contessa„. Cui Sancio rispose: — In quanto all’esser, o signora, la mia bontà tanto lunga e tanto grande quanto la barba del vostro scudiere, questo a niente monta, anche se alla barba aggiungeste le basette e le ciocchette, chè qua si bada a vivere e non a tenere conto delle barbe; ma senza tante adulazioni io pregherò