Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/369

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capitolo xxxix 359

la nostra punizione a pena capitale, ma assoggettarci ad altro genere di supplizii pei quali dovessimo sostenere una civile ma continua morte. Fu al momento che così pronunziò che noi sentimmo tutte che ci si aprivano i pori della faccia, e che avevamo un punzecchiamento generale, come se fossimo punte da aghi che ci martoriassero. Portammo le mani al viso, e ci trovammo quali ora voi ci vedrete„; ed in ciò dire la Dolorida e le altre matrone alzarono i veli, e scoprirono i loro visi tutti coperti di barbe, quali rosse, i quali nere, quali bianche, e quali castagnicce; alla cui vista il duca e la duchessa mostrarono grande maraviglia, s’inorridì don Chisciotte, Sancio e tutti gli astanti rimasero sbalorditi. La Trifaldi continuò: — Ecco come ci punì quel codardo e male intenzionato di Malambruno, coprendo la morbidezza e il dilicato dei nostri sembianti con l’asperità di queste setole! Fosse almeno piaciuto al cielo che con la smisurata sua scimitarra ci avesse tronca la testa, chè oscurato non avrebbe lo splendore dei nostri volti con questa borra che or ci ricuopre! Consideriamo la cosa seria mente signori miei (e quello che dirò adesso vorrei esprimerlo sgorgando due fiumi di lagrime se i nostri occhi restati non fossero senza umore, e secchi come lische), e ditemi in fede vostra: dove potrà mai andare una matrona colla barba? quale sarà mai quel padre o quella madre che sosterrà tanta doglia? chi sarà che le presti assistenza? Se colla carnagione liscia, colla faccia martorizzata da mille sorte di mesture e di pomate trova appena un cane che l’ami, che sarà mai quando scopra un viso ch’è diventato un bosco? Ah matrone e compagne mie! in che disgraziato punto siamo noi mai venute al mondo? in che ora nefanda ci procrearono mai i nostri genitori!„ Dette queste parole, finse di cadere svenuta.