Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/371

Da Wikisource.

capitolo xl 361

qualche altro gastigo per queste disgraziate da quello in fuori di far loro venire la barba? E che? non sarebbe stato meglio tagliare loro il naso tutto per il lungo quando anche avessero dovuto poi sempre uscire le parole da quella parte, piuttosto che appiccare loro la barba? E tanto più, che sono sì meschine ch’io giuocherei che non hanno tanto da pagare chi le rada. — Pur troppo è vero, rispose una delle dodici, che noi non abbiamo capitale che basti da farci pelare, e taluna di noi cominciò a fare uso per rimedio economico di certi piastrelli e cerotti attaccaticci, i quali, applicati al viso e tirati, via subito ci fanno restare rase e lisce come il fondo di un mortaio di pietra. Per altro in Candaia vi sono donne le quali si recano di casa in casa a levare peli, a ripulire ciglia e a fare altre misture da donne; ma noi altre matrone della nostra signora non le abbiamo voluto ammettere, essendochè la maggior parte di esse è gente di non so qual brutta professione da non dirsi: e se nel valore del signor don Chisciotte non troveremo rimedio, ci porteranno con la barba alla sepoltura„.

— Io vorrei pelata la mia, disse don Chisciotte, in terra di Mori se non rimediassi alla vostra„. La Trifaldi, ch’era intanto tornata in sè dal suo svenimento, disse: — Il tintillo di questa promessa, cavaliere valoroso, mi perviene all’udito anche in mezzo al mio perdimento di sensi, ed è bastante per fermi riavere e ricuperare la intelligenza, e però di nuovo vi supplico, errante inclito signore indomabile, che la promessa vostra ponghiate ad effetto. — Nulla ommetterò, rispose don Chisciotte, per riuscirvi; ma ditemi, signora, ciò che io debba fare, poichè ho l’animo apparecchiatissimo per servirvi. — Fatto sta, rispose la Dolorida, che di qua sino al regno di Candaia, viaggiando per terra, vi è la distanza di cinquemila leghe, due più due meno, ma se si va per l’aria o per linea retta, ve ne sono tremila e dugentoventisette. E dovete anche sapere che Malambruno mi ha detto che quando la sorte mi facesse abbattere nel cavaliere nostro liberatore, egli invierebbe a lui una cavalcatura molto migliore e meno maliziosa delle consuete, cioè il medesimo cavallo di legno sul quale il valoroso Pierre se ne portò rubata la bella Magalona: cavallo ch’è retto da un bischero che porta in fronte, e che gli serve di freno; e vola per aria con tanta leggerezza che sembra portato per opera di demonii. Questo cavallo, secondo quello che si trova anticamente scritto, fu opera del savio Merlino, che lo prestò a Pierre suo amico, e con quello fece grandi viaggi, e rubò, come si è detto, la bella Magalona, menandola in groppa per aria, e lasciando trasecolati quanti fino da costaggiù