Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/376

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CAPITOLO XLI.


Venuta di Clavilegno, e fine della presente prolungata ventura.



LL

a notte arrivò, e con la notte il punto determinato per la venuta del famoso cavallo Clavilegno, la cui tardanza cominciava ad inquietare don Chisciotte, sembrandogli che indugiando Malambruno a mandarlo, o non foss’egli il cavaliere cui riserbata era quella ventura, o non osasse l’incantatore di venire seco lui a conflitto. Ma ecco ch’entrarono d’improvviso in giardino quattro Satiri, vestiti tutti di verd’ellera, recando sugli omeri il gran cavallo di legno. Lo posero a terra, e disse uno di questi Satiri: — Chi non si lascia atterrire dai cimenti monti su questa macchina. — Io non vi monto, disse Sancio, perchè ho paura, e perchè non sono cavaliere„. Continuò il Satiro: — Se il cavaliere errante ha uno scudiere al suo servigio, monti costui e si fidi del valoroso Malambruno, chè se non resterà ferito dalla sua propria spada, non avrà