Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/441

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capitolo xlviii 431

possa. Fissò gli occhi verso la porta, e quando attendevasi di veder entrare la vinta e desolata Altisidora, scorse venire una reverendissima matrona, coperta di veli bianchi dal capo ai piedi. Portava fra le dita della mano sinistra mezza candela accesa, e colla destra facessi ombra perchè gli occhi non avessero disagio, quantunque armati fossero da un bel paio di occhiali. Ella veniva piano piano sulla punta dei piedi e nel più alto silenzio. La adocchiò don Chisciotte, e quando potè ravvisare la sua acconciatura e notare la sua taciturnità, si fece a credere che qualche fattucchiera o maliarda si recasse ivi a quel modo per comporre alcuna stregheria; per lo che cominciò a farsi frequenti segni di croce. La visione andava a poco a poco accostandosi a lui; e giunta alla metà della stanza, alzò gli occhi, e si accorse di quei segni di croce che frettolosamente facevasi don Chisciotte. S’egli impaurì nel vedere tale figura, non minore spavento ebb’ella nel raffigurare quella di lui; e nel ravvisarlo sì lungo e macilento con la coltra e le bende che lo sfiguravano mandò un grido esclamando: — Gesù, che veggo io mai? ed ebbe tal batticuore che le fe’ cadere la candela di mano. Rimasta all’oscuro, voltò le spalle per andarsene, ma la paura la fece inciampare nelle falde del suo vestito, e diede un sonoro stramazzone per terra. Don Chisciotte atterrito si fece a dire: — Io ti scongiuro, o fantasima, o che altro tu sia, che tu mi dica quello che vuoi da me. Se sei anima in pena, dimmelo chè mi adoprerò per tuo vantaggio con tutte le mie forze, perchè sono cattolico cristiano ed amico di operare il bene a pro di tutto il mondo: a cotesto fine ho abbracciato l’ordine dell’errante cavalleria che professo, l’esercizio della quale si estende al segno di fare del bene anche alle anime del purgatorio. La matrona che sentì scongiurarsi, arguì dalla sua propria la paura di don Chisciotte, e con voce bassa e dolente rispose: — Signor don Chisciotte, se la signoria vostra è don Chisciotte io non sono fantasima, nè visione, nè anima del purgatorio, ma sono donna Rodrighez, la matrona di onore della mia signora duchessa che vengo da vostra signoria per una di quelle necessità alle quali voi solo solete apportare rimedio. — Ebbene, o signora donna Rodrighez, soggiunse don Chisciotte, vien’ella per avventura da me come ignobile mezzana degli altrui amori? se così fosse perderebbe tutto il suo tempo, chè io non mi adopro per chi si sia quando si eccettui la senza pari bellezza della mia signora Dulcinea del Toboso: dunque, signora donna Rodrighez, o in questa vostra visita date bando ad ogni proposizione amorosa o potete tornare ad accendere la vostra candela e trattenervi meco di cose nelle quali io possa obbedirvi, eccettuato sempre ogni discorso e ogni gesto incitativo di amore. — Son io