Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/471

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capitolo li 461

Sancio pativa sì gran fame che dentro di sè non lasciava di maledire e il governo e chi glielo aveva conferito: tuttavia gastigando l’appetito e contentandosi della conserva che aveva trangugiata passò la mattina al tribunale della giustizia. Il primo ch’ebbe a lui ricorso fu un forestiere che, presenti il maggiordomo e tutti gli altri ministri, gli disse: — Signore, un rapido fiume divideva due confini di un dominio medesimo (presti attenzione la signoria vostra chè il caso è di rilevanza e alquanto difficile), e sopra questo fiume eravi un ponte, e al capo del ponte un paio di forche, ed una tal quale casa di audienza o di giustizia, in cui stavano di ordinario quattro giudici che giudicavano sul fondamento della legge imposta dal padrone del fiume, del ponte e del dominio; e la legge era questa: “Se alcuno vuole passar per questo ponte dall’una all’altra parte dee prima dire e giurare dove e per quale oggetto egli passa; giurando il vero, sia lasciato passare, mentendo, sia impiccato sulle forche che stanno alzate, e ciò senza alcuna remissione„. Resa pubblica questa legge e la rigorosa sua condizione, molti passavano e dal tenore del loro giuramento conoscevasi la verità, ed i giudici li lasciavano liberamente andare. Accadde una volta che ricevendo il giuramento dato da un uomo, egli giurò che passava e andava a morire su quelle forche ch’erano ivi alzate, e nulla più aggiunse. Ponderarono i giudici questa cosa e dissero: se noi lasciamo passare liberamente questo uomo, egli avrà mentito nel suo giuramento, e noi conformemente alla legge dovremo farlo impiccare; ma se noi lo impicchiamo egli ha giurato che andava a morire su quelle forche, ed avendo giurato il vero, a senso della medesima legge dee restarsene libero. Ora io domando alla signoria vostra, signor governatore, che debbano fare i giudici di questo uomo, standosene eglino tuttavia dubbiosi e sospesi? È loro noto l’acuto ed elevato intendimento di vossignoria, ed inviarono me a supplicarla da parte loro che dia il parer suo in sì intricato e problematico caso„. Tosto rispose Sancio: — Davvero che questi signori giudici che vi mandano da me potevano fare di manco di questa imbasciata perchè io sono uomo che ha più del bestiale che dell’acuto: contuttociò ripetetemi un’altra volta il caso in modo che io possa intenderlo bene, e forse chi sa che io non dia nel segno„. Tornò il messaggiere a ripetere quello che prima aveva detto, e Sancio soggiunse: — A giudizio mio questo negozio è deciso in due parole, e dico così: il tal uomo giura che va a morire sulle forche, e se muore su quelle giura il vero, e in tal caso merita in forza della legge di andare libero e di passare il ponte; e se non lo impiccano ha giurato il falso, ed in vigore della stessa legge merita di essere impiccato? — Così è