Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/496

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questo vicino albereto (chè già anche i miei compagni si vogliono fermare, mangiare e riposare un poco), dove ti ciberai anche tu con noi altri in sollazzevole compagnia, ed io ti metterò al fatto di tutti i miei casi fino dal giorno che dovetti allontanarmi dal nostro paese per ubbidire al bando di sua Maestà, che ha cacciati con tanto rigore tutti i disgraziati della mia nazione, come ti è ben noto.„ Lo compiacque Sancio; e Ricotte, dopo avere parlato agli altri pellegrini, si ridusse con loro all’indicato albereto fuori di mano dalla strada maestra. Gittarono a parte i bordoni, e si levarono le mozzette; e tutti erano giovani e begli uomini, ad eccezione di Ricotte, piuttosto attempato. Aveva ognuno il suo paio di bisacce, e per quanto pareva erano ben provveduti almeno di cose atte a chiamare la sete due leghe lontano. Si sdraiarono in terra, e valendosi dell’erba per tovaglie, vi soprapposero pane, sale, coltelli, noci, schegge di cacio ed ossa spolpate di presciutto, le quali quantunque non si lasciassero masticare, non per questo schivavano di essere ben succhiate. Trassero fuori altresì un camangiare nero, che chiamano caviale, composto di uova di pesce, e grande svegliatore della sete; nè vi mancarono ulive, sebbene secche e senza alcun acconcime, ma pur saporite e gustose. Le cose che più campeggiarono nel banchetto, furono sei boracce di vino, avendone ognuno cavata fuori una