Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/525

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capitolo lviii 515

schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini. Io dico questo, o Sancio, perchè tu hai ben veduto co’ tuoi occhi le delizie e l’abbondanza da noi godute nel castello or ora lasciato: eppure ti assicuro che in mezzo a quei sontuosi banchetti e a quelle bevande gelate, sembravami di essere nello strettoio della fame. Io non gustava di alcuna cosa con quella soddisfazione con coi gustata l’avrei se fosse stata mia propria, mentre l’obbligo del dovere e della retribuzione ai benefizi e alle grazie ricevute sono altrettanti legami che non lasciano campeggiare l’animo libero. Beato colui cui ha dato il cielo un tozzo di pane senz’altro obbligo fuor quello di essergli grato. — Per altro, rispose Sancio, con tutto quello che vossignoria ha detto, mi pare che non sia bene che restino mal graditi dugento scudi in oro che mi regalò in un borsellino il maggiordomo del duca; i quali, come cordiale confortativo, io porto applicati sul cuore per tutto quello che ci potrà occorrere, mentre non avremo sempre al nostro comando castelli dove ci siano usate tante carezze; ed è probabile che ci troviamo talvolta in qualche osteria che ci costerà salata.„

Tra questi ed altri discorsi andavano seguitando il loro cammino cavaliere e scudiero, quando dopo avere corso più di una lega videro che sopra l’erba di un praticello stavano sdraiati nei loro mantelli e quietamente mangiando dodici uomini vestiti da contadini. Tenevano accanto a loro certe tele che sembravano lenzuola bianche, colle quali coprivano qualche altra cosa che vi era sotto, e stavano ritte, distese e distribuite ogni tanti passi. Giunse don Chisciotte presso quei che mangiavano, e dopo cortesissimo saluto chiese loro che cosa si trovasse nascosto sotto quelle lenzuola. Un di essi gli rispose: — Sotto a queste tele stanno alcune immagini di rilievo e d’intaglio da servire per una rappresentazione che facciamo nel nostro contado, e le portiamo coperte perchè non perdano il lustro, e sulle spalle perchè non si rompano. — Se vi piacesse, replicò don Chisciotte, io vorrei vederle, poichè se le portate con tanta circospezione, convien dire che sieno di molto pregio. — E come lo sono! soggiunse un altro; e ne sia prova il loro valore, chè non ve n’ha una che costi meno di dugento scudi; e se vossignoria se ne vuole meglio persuadere, ora lo vedrà co’ suoi occhi.„ Lasciò costui il mangiare, alzò la tela che copriva la prima immagine, ed era quella di san Giorgio a cavallo che calpesta un serpente e gli caccia la lancia nella gola, nell’attitudine di fierezza con cui suol essere dipinto: il quadro era, come si suol dire, una coppa d’oro. Don Chisciotte, vedendolo, disse: — Questo cavaliere è stato uno dei più famosi cavalieri erranti che vantar possa