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capitolo lxiii | 573 |
rata figliuola mia, io sono Ricotte tuo padre, che ti cerca per ogni dove, e che senza di te non sa vivere, poichè tu sei l’anima mia.„ Spalancò gli occhi Sancio, presente a questi detti e alzò la testa che teneva china, pensando ancora alla fatalità de’ suoi sbalzi; e osservato bene il pellegrino, lo riconobbe tosto per quel Ricotte stesso in cui si era incontrato nel giorno che lasciato aveva il governo dell’isola. Si scoprì allora che quella era fuori di dubbio la figliuola del pellegrino, la quale, sciolta appena dalle funi, volò ad abbracciare suo padre ed a confondere con lui mille lagrime di allegrezza. Ricotte gridò: — Questa, o signori, è mia figliuola, è Anna Felice, più sfortunata nelle vicende che nel suo nome: è Anna Felice, col soprannome di Ricotte, tanto nota per la sua bellezza quanto per le ricchezze mie. Io dovetti uscire di patria per cercare in regni stranieri chi mi albergasse e accogliesse, e dopo domiciliato in Alemagna, tornai in questo regno sotto le spoglie di pellegrino, in compagnia di altri Tedeschi per rintracciar nuove della figlia e per disotterrare un importante tesoro da me nascosto. Non trovai la figlia, trovai bene il tesoro, che porto meco, ed ora per quello stravagante giro di vicende che avete udito, anche l’altro tesoro che sopra tutti mi fa ricco, ritrovo nella mia dilettissima Anna Felice. Se il nostro poco fallo, se le sue lagrime, se le mie possono aprire le porte della misericordia senza offesa della giustizia, usatela verso di noi che non avemmo mai in pensiere di offendervi, nè conveniamo punto nelle intenzioni dei nostri che sono stati da voi esiliati.„ Allora disse Sancio: — Io conosco molto bene Ricotte, ed è verissimo quello che ha detto di Anna Felice, sua figliuola, ma quanto alle altre bagattelle di andare e tornare, di avere buona o cattiva intenzione, io non mi c’intrammetto.„ In mezzo alla maraviglia prodotta in tutti dallo stranissimo caso, così pronunziò il generale: — Certo le vostre lagrime, o bella Anna Felice, non mi lasceranno dar retta al mio giuramento: vivete, pietosa giovine, gli anni di vita che vi serba il cielo, e portino la pena del loro delitto gl’indegni e gli audaci che hanno provocato il mio sdegno.„ Ordinò sul fatto che fossero impiccati all’antenna i due Turchi che ucciso avevano i suoi soldati: ma il vicerè disse affettuosamente che non s’impiccassero, perchè erano stati piuttosto pazzi che scellerati. Il generale fece quanto il vicerè desiderava: perchè l’uomo difficilmente persiste a volersi vendicare quando è cessato il bollore dell’ira.
Rivolsero poi ogni cura per trarre don Gaspare Gregorio dal pericolo in cui era rimasto. Ricotte offerì per questo da duemila ducati in perle e in gioie che aveva seco. Si tennero varii consi-