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riflesso del rigore e della trascuranza che ho dimostrata per lei. — Fosse pure andata alla malora, rispose Sancio, quanto e come avesse voluto ed avesse lasciato stare me in libertà, chè io non l’ho innamorata mai, nè curata mai; e non posso capire come sia questa cosa che la sanità di Altisidora, più capricciosa che savia, abbia a che fare, come dissi altra volta, coi martirii del povero Sancio Panza: basta, bisogna pure persuadersi che vanno pel mondo incantatori ed incanti, dai quali mi scampi Dio, poichè non so liberarmene da mia posta: e contuttociò supplico vossignoria che mi lasci dormire, nè mi faccia altre dimande se non vuole che io mi disperi e mi getti da una finestra. — Dormi pure, amico Sancio, rispose don Chisciotte, se lo puoi in onta delle ricevute spillettate, dei pizzicotti e delle guanciate che ti hanno dato. — Nessun dolore, Sancio replicò, fu tanto grande quanto l’affronto degli schiaffi, non per altro se non perchè li ho ricevuti per mano di matrone, che possano tutte profondare negli abissi; ma torno a pregare vossignoria che mi lasci dormire, mentre il sonno è un sollievo delle miserie per quelli che ne sono sopraccaricati. — Orsù, dormi a tua voglia, disse don Chisciotte, e Dio t’accompagni.„

Si posero a dormire tutti e due, e intanto piacque a Cide Hamete, autore di questa grande istoria, di scrivere e di dar conto della ragione che mosse i duchi a ordire l’edifizio della macchina riferita. Ripiglia egli pertanto col dire che non essendosi dimenticato mai il baccelliere Carrasco di quando fu vinto e scavalcato da don Chisciotte, volle tentar nuova sorte, confidando di cavarne miglior successo. Informatosi dunque dal paggio che recò la lettera e i donativi a Teresa Panza, moglie di Sancio, dove fosse rimasto don Chisciotte, aveva cercate nuove armi e nuovo cavallo, e aggiunta al suo scudo la bianca luna, portando ogni cosa sopra un mulo condotto da un contadino, ma non da Tomaso Zeziale, suo antico scudiere, perchè non fosse riconosciuto da Sancio, nè dal suo padrone. Giunto al castello del duca, venne informato che don Chisciotte erasi avviato alla giostra di Saragozza, e delle burle che s’era prese di lui e di Sancio: delle quali cose tutte rise non poco e fe’ le maraviglie il baccelliere, che teneva sempre la mente rivolta all’acutezza e semplicità di Sancio, ed all’estremo della pazzia di don Chisciotte. Gli aveva detto il duca che se lo trovasse, gli riuscisse o no di vincerlo, ripassasse al suo castello per dargli conto di tutto il successo. Così fatto aveva il baccelliere: partì cercando di lui, nol trovò in Saragozza, passò avanti, e gli accadde quanto si è raccontato: tornato poi al castello del duca, gli disse ogni cosa colle condizioni della battaglia, e che già don