Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/645

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capitolo lxxiii 635

che questa lepre sia Dulcinea del Toboso, e che questi levrieri che la inseguono sieno quei maledetti incantatori che la trasformarono in contadina; ebbene, ella fugge, io l’acchiappo, la do in mano a vossignoria, e vossignoria l’accarezza e la tiene stretta tra le sue braccia: che cattivo segnale può esser questo? Che malaugurio può mai cavarsene?„ I due ragazzi che contrastavano corsero a vedere la lepre, e Sancio dimandò ad uno di essi perchè contendessero. Quello che aveva detto: — Tu non la vedrai se campassi mille anni,„ rispose che aveva tolta al suo compagno una gabbia da grilli, ed aveva protestato di non restituirgliela mai più. Sancio si cavò di tasca quattro maravedis, li donò al ragazzo per avere la gabbia, e la passò tosto in mano di don Chisciotte, cui disse: — Eccovi, signor padrone, rotti e fracassati tutti i vostri augurii, i quali hanno tanto che fare colle nostre venture, per quanto ne penso io goffo come sono, quanto la luna coi gamberi. Sappia vossignoria che io ho sentito dire dal nostro curato che non è da persone cristiane e savie il prestar fede a questa sorta di scioccherie, e vossignoria medesima me lo disse nei passati giorni, persuadendomi che erano ignoranti e balordi tutti quelli che davano ascolto agli augurii: e poi non serve che ci fermiamo di sover-